Una traduzione dialetto-italiano. Questo, quanto ammesso dalla corte d’assise d’appello di Taranto, nella seconda udienza del processo per l’assassinio di Sarah Scazzi. L’intercettazione in questione è quella di una telefonata fra Michele Misseri, zio della vittima, condannato per occultamento di cadavere, e Sabrina Misseri, figlia di Michele e dunque cugina di Sarah, nonché sua assassina, secondo il verdetto del primo grado. La conversazione telefonica sarà trascritta in dialetto e poi tradotta in italiano: allo scopo è stato incaricato un perito.
Non accolte le richieste delle parti, per la quasi totalità. Ad esempio, non ci sarà un nuovo sopralluogo ad Avetrana a casa Misseri, dove (secondo la ricostruzione dei fatti) Sarah Scazzi venne uccisa il 26 agosto 2010, giorno in cui se ne persero le tracce.