Paolo Gentiloni, nell’accettare l’incarico con riserva (è prassi) ha detto alcune parole che non devono sfuggire. Per senso di responsabilità. Ovvero: questa zavorra me la prendo io. Fare un governicchio, è la zavorra. Il governo dei perdenti, di quelli che la gente ha bocciato clamorosamente otto giorni fa nel referendum costituzionale. Renzi non rifa il governo perché la sua immagine già ampiamente logorata finirebbe per rovinarsi. Però, Maria Elena Boschi, che con Renzi ha condiviso la disastrosa iniziativa del referendum, sembra destinata a rimanere ministra. Le toglieranno la delega che ha mandato il Paese a sfasciarsi in due, per responsabilità sua della Boschi. Però, lo scranno, dovrebbe essere salvo. Nel governicchio, spazio al nuovo alleato Verdini: un ministro e vari sottosegretari, chiede questo nuovo padre della Patria dei perdenti. Il ministro dovrebbe essere uno fra Marcello Pera e Giuliano Urbani. Nei posti-chiave rimarranno i vari Pinotti, Alfano (pensa un po’) Padoan eccetera. Via la Giannini con tutta la sua Buona scuola e via Poletti, disastroso ministro del Lavoro. A proposito, quel posto andrà quasi certamente a Teresa Bellanova, di Ceglie Messapica. L’ex sindacalista, donna del sud che ai tempi della Cgil difendeva le braccianti, è considerata una risorsa per cercare di recuperare la faccia nei confronti di un sud che a Renzi, in faccia, ha sbattuto la porta. Per il governo dei perdenti è questione di ore, giusto il tempo di sciogliere la riserva. Il dramma è che, sia pure dei perdenti, è necessario farlo, per fare una legge elettorale. Certo, se tali prospettive di nomi debbano tramutarsi in realtà, vedi Boschi e Alfano e verdiniani, si poteva fare meglio. Ma la ministra di Ceglie Messapica ce la teniamo. In quanto al premier, ha parlato di dignità. Molto bene: aggiungere, peraltro, sobrietà. Basta con hashtag, slides, frasi fatte e altre cose che, al di là di un po’di fumo negli occhi, portano zero e men che meno autorevolezza. Renzi chi?, è il vero mandato per un governo autorevole. Purtroppo, le prospettive non incoraggiano molto.