Oggi con il discorso del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al parlamento europeo di Strasburgo, finisce il semestre italiano di presidenza dell’Unione. Se sia stato svolto bene o meno, chissà. Loro, i protagonisti, dicono che è andata bene.
Questa che è la chiusura del semestre, in realtà è soprattutto una vigilia. Perché, appena terminato l’impegno europeo, per l’Italia si apre uno scenario nuovo. Domani si dimetterà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Oggi gli ultimi impegni, per il capo dello Stato che saluta i corazzieri e gli altri del Quirinale, dopo nove anni di lavoro fianco a fianco. Per Giorgio Napolitano è già pronto l’ufficio a palazzo Giustiniani. Da domani, dopo la formalizzazione delle sue dimissioni, sarà quello il suo luogo di lavoro. Poi Napolitano prenderà parte all’elezione del suo successore. Dal momento delle dimissioni si apre il periodo di procedura per indire le elezioni (si inizierebbe a votare il 29 gennaio) con le funzioni di capo dello Stato svolte dal presidente del Senato, Pietro Grasso. Il quale, non è detto che debba limitarsi a due settimane: magari si fa anche i sette anni successivi. Quello di Grasso è uno dei nomi in lizza. Il Pd, proprio con Renzi, ha chiarito che il candidato sarà un politico e un nome “secco”, niente rose di candidati. Da domani, via al totopresidente, ufficialmente.