Non aveva fatto niente ma secondo la questura di Taranto era gravato da carichi pendenti. O meglio, denunciato in stato di libertà (il carico pendente vero e proprio è nella condizione di imputato) in un procedimento penale e per questo, privo dei requisiti richiesti per quell’abilitazione. E per questo, secondo l’ufficio tarantino, non poteva avere la certificazione che aveva richiesto alla prefettura di Lecce per diventare addetto alla sicurezza. Mancava il requisito della buona condotta.
Per Donato Cardone, 58enne di Martina Franca, l’incubo è durato dall’estate 2015 a ieri quando il Tar di Lecce ha accolto il suo ricorso. Basato su un semplice criterio: non c’è stato nessun carico o, meglio, è scritto in sentenza, il diniego all’abilitazione era.”basato su un erroneo presupposto di fatto”. Enrico Pellegrini, avvocato di Cardone, annuncia la richiesta di risarcimento danni nei confronti del ministero dell’Interno (sul piano amministrativo è invece possibile un ricorso del soccombente al Consiglio di Stato).
Tre anni e mezzo senza poter lavorare in quel settore e il carico psicologico di una vicenda surreale. Originata da un’inchiesta che era a carico di altre persone, riguardo allo svolgimento di corsi e relative certificazioni per l’abilitazione ad addetto alla sicurezza. Ma Cardone, semplicemente informato sui fatti, non aveva alcuna responsabilità. Eppure ha vissuto tre anni e mezzo terribili. Senza avere fatto niente.