Di Francesco Santoro:
Lo smart working non ha un impatto negativo sulle performance del personale e incontra il gradimento dei lavoratori. Lo dice di una indagine del Politecnico di Bari effettuata su un campione di persone che durante il lockdown della scorsa primavera hanno lavorato da remoto. «I dati sono stati raccolti in forma anonima attraverso le piattaforme Google e Office365- spiegano gli esperti del polo universitario barese – e sono stati analizzati in forma aggregata».
Quali i messaggi chiave che arrivano dalla rilevazione? I benefici del lavoro intelligente «si possono misurare a livello individuale, grazie ai risparmi di tempo e denaro; di comunità, con una riduzione del traffico e delle immissioni, e di impresa, con un mantenimento delle prestazioni e una riduzione dei costi», si legge nel report. Ma al tempo stesso è emerso che lavorare da casa è un fenomeno che riguarda prevalentemente i lavoratori con «livelli elevati di istruzione».
Oltre a essere un efficace strumento di contrasto alla diffusione della pandemia da Covid-1, lo smart working piace alla maggior parte degli intervistati. Il 67 per cento vorrebbe continuare a lavorare lontano dall’ufficio e al 56 per cento piacerebbe farlo per due o tre giorni a settimana. Le aziende, invece, «sembrano pronte a implementare un complesso smart working- scrivono gli autori dell’indagine-, caratterizzato da un’adeguata dotazione tecnologica, flessibilità al lavoro, e modalità di gestione del lavoro per obiettivi».
I curatori della ricerca hanno analizzato l’impatto del lavoro intelligente: questione ambientale, risparmi economici e qualità della vita i parametri utilizzati. «7 lavoratori su 10 (67 per cento)» utilizzano un mezzo privato per muoversi; «una piccola percentuale (14 per cento) si sposta a piedi o con altri mezzi eco e solo il 13 per cento» si serve del servizio pubblico. Quanto al «risparmio in termini economici per spese di trasporto e altre voci, la maggior parte degli interpellati afferma che il beneficio «non supera i 25 euro». Per il 58 per cento il risparmio legato agli spostamenti quotidiani è inferiore a 5 euro, mentre per quanto concerne le altre voci (babysitter, doposcuola e pasti), il 65 per cento dice che è inferiore a 20 euro.
La ricerca ha messo in evidenza anche le criticità dello smart working. «Le difficoltà di separare i tempi di lavoro, da quelli personali è avvertita dal 53 per cento dei rispondenti e complessivamente l’inadeguatezza degli spazi domestici» è un problema avvertito da quasi tutti gli intervistati.
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