Dieci anni fa Marco Pantani venne trovato morto in un residence a Rimini. Stroncato dalla droga, il “Pirata” aveva conosciuto le vette più alte dei risultati sportivi vincendo, nel ciclismo, tour de France, giro d’Italia, vincendoli anche nello stesso anno che è un’impresa pressoché irrealizzabile. Ma aveva consociuto anche i punti più bassi di una vita, l’umiliazione, la droga, il doping. Tutto in trentaquattro anni e un mese di vita, dal 13 gennaio 1970 al 14 febbraio 2004.
Il ricordo delle imprese dello scalatore romagnolo, tuttavia, è indelebile. Non c’è droga che tenga. Per un salentino invece, Pantani significa due mesi di ingiusta detenzione. Per la morte del ciclista infatti, si fece due mesi di carcere da innocente, Fabio Carlino, ex pr, 36 anni, condannato in primo e secondo grado per avere favorito lo spaccio della dose di cocaina venduta a Pantani. Poi però, in Cassazione, nel novembre 2011, Carlino è stato assolto. perché “il fatto non sussiste”. Ora sarà la corte bolognese a fissare l’udienza per stabilire se e quanto spetti, in termini di risarcimento a Pino Carlino che ne ha fatto richiesta. Non basta l’assoluzione: dovrà anche essere provata l’assoluta integrità comportamentale dell’uomo in seno all’inchiesta.
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