A tardissima sera, una sola considerazione: sono andato all’inferno e sono tornato. Dieci ore di carcere scarse, per Gianni Carbotti, arrestato ieri all’alba e poi liberato nel pomeriggio. Non aggiunge nessuna considerazione, il responsabile della cassa cambiali di Martina Franca: c’è tutta una procedura giudiziaria, che potrebbe essere in procinto di chiudersi oppure, al contrario, potrebbe essere lunga e complicata, che si è appena aperta. Comunque lui è in libertà, dopo averla persa all’alba. Un caso che ha provocato molto clamore, quello dell’arresto-lampo, e che parallelamente alla vicenda giudiziaria per il caso di presunta usura, sembra solo all’inizio, anch’esso. C’è da chiarire, da parte degli inquirenti e, tutto sommato, da parte degli investigatori che hanno attuato il provvedimento, come si sia potuto fare un dietrofront così repentino.
Rimangono in carcere Leonardo Calabretto e suo figlio Giancarlo. Dopo l’operazione “Ragnatela” di fine luglio scorso, in cui erano stati arrestati, ora sono in galera per il caso “Affari di famiglia”, presunta attività di usura con tassi dal 10 per cento mensile, ed estorsioni, compreso imporre (secondo l’accusa) prestazioni sessuali alla moglie di un imprenditore, per sdebitarsi.