Il direttore centrale dell’Ilva è in carcere. Si tratta di uno dei quattro italiani condannati (e ci sono due tedeschi) ieri in via definitiva dalla Cassazione, per la tragedia della ThyssenKrupp.
Sette morti a causa di un getto di olio bollente, un solo sopravvissuto nell’acciaieria di Terni.
In galera a Torino o a Terni, gli italiani. Gli altri due, saranno reclusi in Germania: per loro c’è il mandato di cattura internazionale. Fra chi è finito dietro le sbarre, per l’appunto, anche quello che fino a ieri era direttore centrale dell’Ilva, Marco Pucci.
Ha comunicato ieri l’autosospensione ai commissari del colosso siderurgico. Venne nominato direttore centrale dalla gestione commissariale, per l’appunto. Quando già era pesantemente implicato nel procedimento ThyssenKrupp, con un processo concluso dopo nove anni dall’accaduto. Nei due precedenti gradi di giudizio, Pucci era stato condannato. Come dire, la presunzione di innocenza è sacrosanta fino a sentenza passata in giudicato ma quando si affida un incarico lavorativo, una guardatina al curriculum va pure data, no? Oltretutto, da parte di una gestione commissariale che è chiamata a risanare e a superare anche quanto di doloroso, se non di criminale, è stato fatto nella vicenda Ilva.