Di seguito un comunicato diffuso da Piernicola Pedicini, deputato al parlamento europeo:
I numerosi e giusti motivi che dovrebbero spingere l’Italia e l’Ue a bloccare la realizzazione del Tap, il gasdotto transnazionale che dall’Albania dovrebbe approdare in località San Foca, sulle coste del Salento in Puglia, sono stati elencati in un’articolata interrogazione alla Commissione europea presentata dai portavoce eurodeputati del M5s Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato.
In particolare, i due portavoce pentastellati hanno posto alla Commissione Ue tre precisi quesiti: 1) Se ritiene che il progetto sia compatibile con quanto previsto nella strategia per la tutela del mare dal momento che l’Italia non ha ancora adottato misure intese a ridurre le pressioni generate dalle attività umane sull’ambiente marino come previsto dalla direttiva 2008/56/Ce; 2) Se la Commissione ritiene che il progetto, ignorando le disposizioni del Piano paesaggistico pugliese (Pptr), infranga gli obiettivi della direttiva 2001/42/Ce sulla valutazione dell’impatto sull’ambiente; 3) Se la Commissione prevede di dover includere i gasdotti nella direttiva Seveso sui rischi di incidenti o se adottare una nuova direttiva cosi come suggerito nel report Env.g.1/fra/2006/0073 che mette in luce l’inopportunità di realizzare opere che distruggono l’ambiente.
Pedicini e D’Amato hanno inoltre messo all’attenzione della Commissione eurpea altri tre importanti aspetti: a) Il tracciato del gasdotto passa a pochi chilometri dai Siti d’interesse comunitario (Sic) “Le Cesine” e “Alimini”. Due aree importanti per la presenza di boschi e macchie di quercus spinosa a terra, letti di posidonia nonché pesci e cetacei migratori a mare; b) Il progetto ha ottenuto parere negativo di Valutazione d’impatto ambientale (Via) dal ministero dei Beni culturali e del turismo ed è in contrasto col Piano paesaggistico pugliese (Pptr) che vieta esplicitamente la costruzione di gasdotti, al fine di tutelare il delicato equilibrio dell’ambiente dunare; c) Il progetto deficita delle prospezioni geologiche nel tratto off-shore della condotta e non fornisce studi sul rischio di venuta a contatto dell’acqua marina con la falda acquifera.