Grotta del Cuoco – Foto di Orlando Lacarbonara
di Angela Maria Centrone
Lo scorso fine settimana, presso la Masseria Pilano, immersa nel comprensorio boschivo tra Martina Franca e Crispiano, grazie al Gruppo Speleologico Martinese, è stato possibile rivoluzionare la propria prospettiva e rendersi conto di cosa c’è sottoterra attraverso il workshop Caves: due giorni alla scoperta delle grotte e del loro prezioso valore.
“L’idea del progetto è nata durante le numerose spedizioni speleologiche in Albania” racconta Michele Marraffa, presidente del Gruppo Speleologico Martinese, “che detiene un enorme patrimonio carsico incontaminato e ancora da monitorare”.
Proprio al fine di evitare il danneggiamento di tali siti e di promuovere un turismo speleologico sostenibile, Caves Project si pone come un ideale ponte sotterraneo tra Italia e Albania, sostenuto dal Programma Interreg IPA CBC Italia – Montenegro – Albania.
Muoversi lentamente, muoversi con sensibilità, muoversi con consapevolezza. Questi i concetti intorno al quale sono confluiti tutti gli interventi durante la prima giornata di Caves.
Dopo i saluti istituzionali da parte di Antonio Agrosì (segreteria congiunta del Programma Interreg IPA CBC Italia – Montenegro – Albania), Michele Marraffa (presidente del Gruppo Speleologico Martinese), Haziz Marku (presidente di Kendra Kombetare e Levizjes Ambientaliste, associazione albanese partner del progetto) – in collegamento streaming a causa delle restrizioni legate al Covid-19 -, Alessandro Reina (dipartimento DICATECH del Politecnico di Bari e partner associato al progetto Caves), Ilenia D’Angeli (SSI – Società Speleologica Italiana), Valentina Lenoci (assessore all’ambiente del Comune di Martina Franca) e Gianfranco Palmisano (assessore al turismo del Comune di Martina Franca), si è entrati nel vivo dei lavori del workshop che mira ad essere un “volano per il turismo speleologico” e uno scambio di competenze tra i Paesi coinvolti.
“Realizzare dei pacchetti mirati a questo tipo di esperienze alla scoperta del sottosuolo comporta una serie di buone pratiche, al pari di qualsiasi bene architettonico e artistico.” Ha spiegato Giovanni Colonna del Touring Club Italiano.
Infatti, il turismo naturalistico ha subito un’impennata negli ultimi anni, ma in territori, come ad esempio la Puglia, con degli enormi flussi di turisti concentrati nei mesi estivi, nel tempo, si andranno a distruggere dei beni che non sono rinnovabili. Inoltre, ciò spinge erroneamente certe comunità a puntare interamente sul business del turismo, però, così come accade per le biocolture, la monocoltura distrugge la biodiversità. Essere sostenibili vuol dire dare l’opportunità al capitale naturale di rigenerarsi e passa attraverso una redistribuzione dei visitatori e la diversificazione – e anche la preservazione – delle attività economiche sul territorio.
Le nostre regioni non sono dei villaggi turistici, devono essere tutelate e comunicate adeguatamente, anche perché, come insegna il fenomeno carsico, il nostro pianeta registra – e spesso subisce – le nostre azioni.
Il sottosuolo è un livello dell’esistenza al quale spesso non pensiamo. Proprio perché è nascosto dalla nostra vista, passa inosservato, eppure il sottoterra rappresenta un’importante testimonianza della nostra storia. Come ha spiegato Jo De Waele, professore dell’Università di Bologna, “è come un libro di geologia, di cui mancano ancora molte pagine”. Questo perché sappiamo di sicuro che il fenomeno carsico si verifica in particolari condizioni attraverso la dissoluzione delle rocce calcaree, ma in molti casi è difficile stabilire il come e il quando. Sicuramente si parla di moltissimi anni o d’intere ere geologiche. Si tratta di una narrazione inestimabile e antica che va trattata con cura, perché custodisce non solo la storia dell’Umanità, ma della Terra stessa.
E pensare che la definizione comune di grotta, ovvero “apertura sotterranea naturale nella roccia abbastanza grande per l’ingresso umano”, come ha commentato ironicamente il prof. De Waele “è fortemente antropocentrica”, se poi consideriamo che la stessa presenza dell’uomo è minaccia per il patrimonio carsico, laddove non si detengono comportamenti consoni alla salvaguardia di questi ambienti.
A questo proposito ha relazionato Veronica Chiarini, ricercatrice dell’Università di Bologna, annoverando le buone pratiche da detenere nel momento in cui ci si dedica ad attività speleologiche, come ad esempio avere la tuta e le scarpe sempre ben pulite per non creare contaminazioni tra una grotta all’altra: “è un patrimonio fragilissimo nonostante sia presente da milioni di anni”.
Tutto ciò che facciamo in superficie si ripercuote nel sottosuolo e così, come già anticipato da Joe De Waele, ovvero che gli acidi organici nel terreno e la temperatura del pianeta determinano la colorazione delle concrezioni (stalagmiti, stalattiti, eccentriche, ecc…), immaginate lo smaltimento selvaggio dei rifiuti quali conseguenze possa aver avuto nel tempo sulle grotte, ma non solo. Come ha evidenziato Alessio Lacirignola, guida del Gruppo Speleologico Martinese, l’inquinamento ambientale potrebbe essere causa di ostruzione di grotte importanti e generare considerevoli allagamenti.
Ogni bioclima ospita specie animali, come ha ricordato Maria Grazia Mastronardi, guida del Gruppo Speleologico Martinese, con una dettagliatissima presentazioni sulla fauna, ma anche la flora, che adattandosi all’ambiente riesce a sopravvivere in grotta. Chirotteri, insetti e anfibi che esistono da molto prima dell’uomo e detengono un ruolo importantissimo nell’ecosistema.
Insomma, la speleologia è un entusiasmante studio multidisciplinare che mette in moto ecologia, scienza e innovazione, quest’ultima soprattutto in materia di sicurezza. Infatti, ogni giorno il soccorso alpino e speleologico, rispetto al quale ha relazionato Gianni Grassi, presidente per la Puglia, si rivela una risorsa fondamentale nelle operazioni di salvataggio, nelle quali si opera sempre più con mezzi d’avanguardia per essere il più tempestivi possibile.
Le importanti nozioni apprese nel primo giorno del workshop sono state poi, almeno in parte, messe in pratica nel secondo giorno, quando i partecipanti, divisi in due gruppi, sono stati accompagnati alla scoperta della Grotta del Cuoco e la Grotta del Pilano. Ma quel che si prova a discendere nelle viscere della terra è arduo da raccontare, perché si fonda sull’osservazione. E l’osservazione è intima, personale, soggettiva.
Sicuramente la speleologia è capacità di osservazione, ed è solo grazie a chi si è soffermato ad osservare, sia oggi che nel passato, che conosciamo la ricchezza e la bellezza del nostro pianeta, che apprendiamo quanto tutto sia interdipendente e che in fondo le nostre radici siano collegate nel sottosuolo, da cunicoli reali e immaginari, nascosti ed infiniti.
Il secondo appuntamento di Caves Project si svolgerà in Albania il 25 settembre: un b2b tra cinque operatori economici turistici locali e cinque italiani. Il progetto si concluderà con una conferenza in Puglia il prossimo dicembre.
Per conoscere tutte le attività e i corsi del Gruppo Speleologico Martinese si può visitare il sito > https://gsmartinese.it/