Le conversazioni sul futuro, in corso a Lecce in questi giorni, si riferiscono anche all’imminente campionato del mondo di calcio. Palazzo Palmieri ospita (inizio ore 20,30) un dibattito sul discusso approdo, oltretutto fra le preoccupazioni per la guerra, della rassegna iridata in Qatar. C’è il radiocronista più importante, quello che ci ha raccontato quattromila partite fra cui il trionfo italiano 2006: Riccardo Cucchi. Ma lui come gli altri chiamati ad intervenire, primi fra tutti le calciatrici afghane scappate dal Paese in preda al regime dei talebani e Riccardo Noury portavoce di Amnesty Italia, si occupa di diritti.
Nella foto, una parte degli spalti dello stadio Lusail Doha Al-Khor Al Wakrah Ar Rayyan che ospiterà la finale a ridosso di Natale. Quanto è costato preparare il torneo, in termini di vite umane e di diritti umani? Non è solo questo il tema: c’è la protesta che verrà espressa ai mondiali con i colori delle maglie, da parte di alcune nazionali, nei confronti del regime iraniano, quello di un meraviglioso Paese in cui però si muore per il solo uso imperfetto del velo da parte delle donne. C’è la protesta di un ex giocatore del livello di Eric Cantona, campione francese che contrario ad una scelta da lui ritenuta solo economica e di potere ed estranea all’essenza del calcio non guarderà una partita una dei mondiali cosi come in un numero crescente di città della Francia, compresa Parigi (la cui faraonica squadra è proprietà di un qatariota, peraltro) non saranno allestiti maxischermi per i mondiali. E molti altri temi possibili da approfondire, riguardo alla protesta nei confronti della scelta del Paese e soprattutto perché i diritti, non degli straricchi pronti a divertirsi con il pallone ma dei deboli, sono calpestati.