Il decreto, i due miliardi di euro, la ricerca, la valorizzazione. Questo è il futuro o il futuribile.
Il presente, in tre esempi di queste ore: sedicimila fusti radioattivi a Statte. Sono della Cemerad. Il ministro Galletti (Ambiente) ne ha parlato in parlamento, dunque la questione finalmente esiste, dalle parti della politica. Poi ci sono gli autotrasportatori che in appalto si occupano del trasporto dei carburanti dell’Eni. Hanno iniziato lo stato di agitazione perché l’Eni non dà, secondo loro, chiarezze sul tipo di lavoro che loro potranno svolgere. Poi c’è la questione dell’Ilva. Ieri in audizione alle commissioni Ambiente e Industria del Senato il giudice milanese Greco ha detto che, per com’è, il decreto mette a rischio il rientro di capitali dei Riva dalla Svizzera, e si tratta di un miliardo 200 milioni. Poi c’è la questione della crisi economica del colosso dell’acciaio: dalle 7 di stamani, 48 ore di fermo degli altiforni per problemi di approvvigionamento di materie prime. Ci sono stati ritardi nei pagamenti dei fornitori e così le materie sono state fornite in ritardo, stavolta. E poi c’è la questione ambientale: secondo l’associazione Peacelink, sono stati registrati recentemente valori di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici, che sono cancerogeni) dieci volte superiori rispetto a quelli del 2010.
Vogliamo mettercene un altro, di esempio? C’è Teleperformance, la seconda azienda dal punto di vista occupazionale, nel territorio. A giugno, in mancanza di concrete novità, rischiano in ottocento, o in duemila addirittura. Una bomba occupazionale, quella del call center, dice la Cgil.
In attesa del futuro, o del futuribile, il presente è questo, a Taranto.