Domenica l’Italia al voto per il referendum sulle trivelle. Il tema del quesito: votando sì, viene stabilito che al termine del periodo di concessione, l’impianto petrolifero in mare non deve più funzionare. Votando no, si vuole che anche dopo la concessione, qualora ci sia del petrolio ancora da ricavare, l’impianto petrolifero in mare rimanga automaticamente in funzione. Si può anche non andare a votare. Perché il referendum sia valido, dovrà essere andato a votare il cinquanta per cento più uno, degli aventi diritto al voto: “il corpo elettorale” recita una comunicazione del ministero dell’Interno, “ripartito negli 8.000 comuni e nelle 61.563 sezioni elettorali del territorio nazionale, è di 46.887.562 elettori, di cui 22.543.594 maschi e 24.343.968 femmine (al 45° giorno antecedente le elezioni). A questi vanno aggiunti i 3.898.778 elettori residenti all’estero, di cui 2.029.303 maschi e 1.869.475 femmine. La modalità di espressione del voto per gli elettori residenti all’estero è quella per corrispondenza”. Dunque, stando ai dati ministeriali, per essere valido il referendum, dovranno essere state infilate nelle urne almeno 25393171 schede.
Oggi ultimo giorno della campagna per la consultazione referendaria del 17 aprile. In prima linea, nell’ampio comitato per il sì, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Del resto, prima volta nella storia, sono stati i consigli regionali di nove regioni a chiedere e ottenere la consultazione referendaria. Ci sono poi i comitati per il no. Si schiera per il non voto, ovvero perché il referendum fallisca, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e con lui varia parte della maggioranza.