Di seguito un comunicato diffuso dai carabinieri:
In data 15.06.2023, militari del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, hanno eseguito nelle province
di Foggia, Napoli, Roma, Taranto e Benevento, collaborati nella fase esecutiva dai militari dei rispettivi comandi
provinciali, n.6(sei) misure cautelari personali nei confronti di sottufficiali e un Ufficiale dell’Aeronautica Militare
e di un dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione, ritenuti responsabili dei reati di corruzione, traffico di
influenze illecite, falso e sostituzione di persona ed hanno contestualmente dato esecuzione ad un decreto di sequestro
preventivo, finalizzato alla confisca, per 523.500 euro nei confronti di due sottufficiali, ritenuti i principali indagati.
I provvedimenti sono stati emessi dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Foggia, su
richiesta della Procura della Repubblica di Foggia, a seguito delle attività investigative delegate al Raggruppamento
Operativo Speciale nel 2021, dalle quali è emerso che due sottufficiali dell’A.M., entrambi in servizio presso il 32°
Stormo di Amendola – in concorso con altri soggetti, alcuni dei quali pubblici ufficiali non ancora identificati –
sarebbero al centro di un circuito corruttivo volto a condizionare le procedure di selezione relative al reclutamento
ambito FF.AA e FF.OO..
Nel procedimento penale risultano indagate diverse persone, tra cui genitori e parenti di aspiranti candidati a concorsi,
un sottufficiale della Guardia di Finanza, nonché un sottufficiale dell’Aeronautica Militare in congedo.
Nel corso della stessa attività d’indagine, su delega della Procura di Foggia, a novembre scorso sono state eseguite
alcune perquisizioni domiciliari, presso gli uffici e le abitazioni di alcuni indagati, durante le quali erano state
sequestrate somme di denaro contante per circa 215.000 euro, nonché orologi di valore ed altre utilità, ritenuto
provento dell’attività illecita.
Da segnalare la condotta di due Sottufficiali gravati da misura, che seguivano i concorsi degli aspiranti sin dalle
prime battute e ne curavano anche la preparazione. Nell’abitazione di uno dei soggetti gravati da misura, infatti, si
tenevano vere e proprie lezioni tese alla preparazione con altrettante simulazioni, attinenti prove concorsuali e
colloqui di psicologia, ritenuti fondamentali per il superamento del concorso. Entrambi i due sottufficiali attraverso
i propri contatti ed in cambio di utilità, sfruttando e vantando relazioni esistenti o asserite con pubblici ufficiali o
incaricati di pubblico servizio addetti al reclutamento, in cambio di indebite corresponsioni di denaro, sarebbero
riusciti a fornire, alcune prove concorsuali in anticipo circa relativi a prove di concorsi di specializzazione e o
intercedere riguardo le votazioni di taluni esami ambito prove fisiche o ancora in occasione di visite mediche
necessarie ad attestarne la idoneità fisica.
La gestione e la riscossione del denaro avveniva per mano di due sottufficiali dell’A.M. (gravati dalla misura), i
quali ricevevano dai genitori dei candidati (questi ultimi non sempre a conoscenza del pagamento per il superamento
delle prove concorsuali), cui venivano fornite garanzie circa il superamento delle procedure concorsuali, una
corresponsione di denaro variabile in base alla tipologia di concorso e alla prova concorsuale da sostenere, di cui il
saldo finale, invece, veniva corrisposto al termine delle pubblicazioni della graduatoria.
Per due sottufficiali è stata disposta dal G.I.P. del Tribunale di Foggia, la misura cautelare in carcere, per un altro
sottufficiale è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari, mentre per i restanti soggetti a vario titolo,
obbligo di dimora nel comune di residenza, misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici e servizi per la
durata di mesi quattro. Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari. In ultima analisi va precisato che la posizione delle persone sottoposte a misura cautelari è al momento al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e che le stesse non possono essere considerate colpevoli sino alla eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.