Volevano portare a trecento il numero degli ospitati nel centro di assistenza richiedenti asilo (Cara) di Bari. Ma il Comune si oppose. Secondo la ricostruzione che ne fa Repubblica, gli indagati di spicco nell’inchiesta mafia capitale avevano puntato sulla ramificazione in tutta Italia dell’organizzazione che a Roma era bene impiantata, secondo l’accusa. I nomi sono quelli che da settimane ormai sono conosciuti da tutti: Buzzi, Carminati, Odevaine. Le coop gestite da Salvatore Buzzi, quelle che lucravano (sempre secondo l’accusa) sui migranti e i disperati, avevano nel mirino il Cara di Bari, nell’ottica di un giro economico più vantaggioso ancora di un traffico di droga. Volevano il controllo del centro di Mineo, in Sicilia, e volevano anche le altre strutture, secondo l’accusa. Fra esse, l’incremento del numero di ospitati nel centro barese. L’amministrazione comunale del capoluogo disse no.