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Puglia: sottoscritto il piano paesaggistico. Vendola: “sono molto orgoglioso”. Franceschini: Puglia, un esempio Lavoro: firmati i piani per gli ammortizzatori sociali in deroga

sede giunta regione puglia

Di seguito alcuni comunicati diffusi dalla Regione Puglia:

“Io sono molto orgoglioso di rappresentare quella parte di Sud che vuole essere un po’ più avanti, che vuole cimentarsi con le buone pratiche, che vuole ragionare sul proprio territorio, sul proprio paesaggio, sul proprio deposito di bellezza e di cultura. E lo vuole fare non in maniera astratta e retorica, bensì immaginando che lì c’è la chiave per aprire la porta del futuro.
Riqualificare i territori, difendere la buona economia che è capace di tutelare valori fondamentali come quelli legati alla dimensione naturale, storica e culturale del nostro territorio. Oggi noi siamo terra di avanguardia. Nell’Italia del fango e degli eventi estremi, della vulnerabilità di un territorio ferito mille volte, noi proviamo a voltar pagina e diamo un buon esempio per tutta il Paese”.

Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che questa mattina a Roma, insieme con la Vicepresidente e assessore alla Qualità del Territorio Angela Barbanente, ha sottoscritto il Piano Paesaggistico territoriale regionale della Puglia con il Ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Si tratta del primo Piano sottoscritto in Italia sulla base di una norma del Codice dei Beni culturali e del paesaggio del 2004.

“L’Italia è il paese dei due monumenti – ha aggiunto Vendola – da una parte vincoli anche eccessivi, vessatori, incomprensibili e criptati. Dall’altra gli abusi, i condoni, le deroghe, le sanatorie. Questa è l’Italia dei paradossi. Noi abbiamo cercato di andare oltre questa logica. Le regole non devono essere punizione nei confronti dei cittadini, ma devono essere convenienza e devono essere condivise. E allora il Piano è uno strumento di approfondita conoscenza di tutto ciò che c’è in un territorio, ed è l’agenda di buone pratiche per mettere a valore tutto quello che c’è in quel territorio. Facciamo scuola. Oggi la Puglia prova ad essere una luce nell’Italia buia degli abusi”.

 

Per la Barbanente, il Piano “è una grande opportunità culturale”.

“La valenza culturale e politica del piano paesaggistico – ha detto l’assessore – sta nella capacità di far penetrare nella comunità regionale l’idea che il territorio non è soltanto il suolo o la società insediata, ma il patrimonio (fisico, sociale e culturale) costruito nel lungo periodo, un valore aggiunto collettivo che troppo spesso è stato distrutto in nome di un indefinito e troppo spesso illusorio sviluppo economico di breve periodo”.

La Barbanente ha poi voluto sottolineare come la redazione del Piano sia stata caratterizzata “da un percorso che è stato certo scandito da atti amministrativi ma che si è soprattutto sviluppato come un processo di apprendimento che ha coinvolto per alcuni anni non solo le amministrazioni e i tecnici responsabili della elaborazione del Piano ma anche una molteplicità di attori sociali, economici e culturali, pubblici e privati, individuali e collettivi, che hanno sostenuto, alimentato, discusso conoscenze, obiettivi, visioni, strategie, progetti finalizzati ad elevare la qualità e fruibilità dei paesaggi di Puglia”.

Infine per il Ministro Franceschini il Piano “è uno strumento fondamentale che aiuta a salvaguardare il territorio e che aiuterà anche a rendere più veloci e trasparenti le diverse autorizzazioni e i diversi atti amministrativi”.

“E’ importante – ha concluso Franceschini – che le altre Regioni prendano esempio dalla Puglia”.

Alcune note sul Piano paesaggistico territoriale regionale della Puglia

L’accordo è sottoscritto in attuazione dell’Intesa interistituzionale stipulata il 15 novembre 2007 ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo 42/2004) tra il Ministero per i Beni e le Attività culturali e la Regione Puglia per l’elaborazione congiunta del PPTR.
I principali atti amministrativi che precedono l’accordo sono costituiti da:
• l’atto di intesa interistituzionale per l’elaborazione congiunta del Piano sottoscritto dai Ministeri per i Beni e le Attività Culturali e dell’Ambiente e dalla Regione Puglia nel novembre 2007
• l’approvazione della Giunta regionale della proposta completa del Piano nel gennaio 2010
• la sottoscrizione, il 27 febbraio 2013, del Documento di condivisione dei lavori svolti in attuazione dell’intesa interistituzionale, sottoscritto dalla Regione Puglia e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali
• l’adozione del piano il 2 agosto 2013, l’esame delle 2.400 osservazioni presentate da enti locali, associazioni, rappresentanti di categorie economiche e singoli cittadini
• la presentazione al Consiglio Superiore per i beni culturali e paesaggistici il 12 novembre 2013
• il parere della Commissione consiliare competente il 5 dicembre 2014.
Si tratta del primo piano paesaggistico elaborato in attuazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio ad aver raggiunto questo importante traguardo essenziale ai fini dell’adozione del Piano.

“Un piano è innanzitutto un evento culturale, poiché le trasformazioni che esso è in grado di indurre non si misurano solo con la sua cogenza tecnico-normativa (…), ma anche con la capacità di trasformazione delle culture degli attori che quotidianamente producono il territorio e il paesaggio.” E’ questo l’incipit della Relazione generale del Piano paesaggistico territoriale regionale (PPTR) promosso nel 2007 dal governo regionale della Puglia e redatto da un ampio gruppo di lavoro interdisciplinare coordinato da Alberto Magnaghi dell’Università di Firenze.
La definizione di Piano Paesaggistico Territoriale sottende l’interpretazione del paesaggio quale bene patrimoniale sul quale fondare le prospettive di un diverso sviluppo del territorio regionale. Questo, in coerenza con le “Dichiarazioni programmatiche per il governo della Regione Puglia”, presentate da dal Presidente della Giunta al Consiglio regionale nel giugno 2005, che impegnavano all’avvio di “un nuovo ciclo di sviluppo attraverso la valorizzazione delle risorse materiali e immateriali, costituite da donne, uomini, giovani, e dai beni ambientali e culturali del territorio (…)”. Il nuovo ciclo deve investire tutti i settori produttivi: dal settore agricolo, per il quale il programma prevede un nuovo modello di sviluppo basato non solo su una maggiore e migliore produzione, ma soprattutto sulla capacità di cogliere le opportunità offerte dalle politiche di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, al turismo, per il quale prefigura un rilancio incentrato sulla tutela dell’ambiente, la valorizzazione del patrimonio culturale e l’integrazione nell’area del Mediterraneo.
In questa prospettiva programmatica, il territorio, nel suo intreccio di risorse materiali e immateriali, che comprende anche la sfera sociale e culturale e le capacità dei soggetti di attivarsi e autorganizzarsi, si colloca al centro delle politiche di sviluppo.
L’elaborazione del nuovo piano paesaggistico, anche per queste ragioni, è stata intesa dalla Regione come grande opportunità culturale, densa di valenza politica, finalizzata a elevare la consapevolezza dei grandi valori dei paesaggi di Puglia quale indispensabile condizione per la loro tutela e valorizzazione e quale presupposto per uno sviluppo del territorio regionale profondamente diverso dai processi di crescita del dopoguerra, segnati dall’industrializzazione per poli e dall’urbanizzazione anomica. Da quest’accezione del Piano conseguono almeno tre caratteri rilevanti del processo e dei contenuti della pianificazione:
• l’ampia partecipazione pubblica che ha accompagnato l’elaborazione del Piano, con concrete anticipazioni di alcuni dispositivi attuativi con progetti pilota che hanno accompagnato l’elaborazione del piano mediante la stipula di protocolli di intesa con ben 50 enti locali;
• la compresenza della disciplina di tutela dei beni paesaggistici ai sensi del Codice e di scenari, progetti e azioni di valorizzazione e riqualificazione paesistico-ambientale dell’intero territorio regionale, alcuni dei quali progettati o realizzati anticipando la fase attuativa che, solitamente, segue l’approvazione di un piano: ci si riferisce al riconoscimento di 16 ecomusei di interesse regionale, ai protocolli di intesa con i comuni per la riqualificazione delle aree costiere, ai programmi di rigenerazione urbana e territoriale in coerenza con il patto-città campagna per contrastare il consumo di suolo;
• la discontinuità rispetto a una concezione della pianificazione del paesaggio quale adempimento a disposizioni normative statali, ereditata dal piano paesaggistico vigente (il PUTT/Paesaggio approvato nel 2001 in attuazione della legge 431/1985 a seguito di una diffida e del rischio di commissariamento ministeriale).
Il Piano si compone di tre parti.
 Il quadro conoscitivo, attraverso l’Atlante del Patrimonio, fornisce la descrizione, interpretazione e rappresentazione identitaria dei paesaggi della Puglia, relativa all’intero territorio regionale e a ciascuno degli 11 ambiti paesaggistici nei quali esso è articolato. Agli enti locali è affidato il compito di dettagliare e specificare il quadro conoscitivo.
 Lo scenario strategico, che comprende l’insieme delle strategie volte a migliorare la qualità del paesaggio regionale, contrastare i processi di degrado, favorire la fruizione socioeconomica degli elementi patrimoniali identitari. Esso si articola in obiettivi generali e specifici, che assumono valore di riferimento per i Progetti territoriali per il paesaggio regionale, i Progetti integrati di paesaggio sperimentali, le Linee guida. Lo scenario strategico è approfondito per ciascuno degli undici ambiti paesaggistici mediante la definizione delle invarianti strutturali, degli obiettivi di qualità, di progetti e azioni che il PPTR propone di attivare, su iniziativa di soggetti pubblici o privati.

I beni paesaggistici tutelati dal Codice e gli ulteriori contesti paesaggistici sono sottoposti a specifiche disposizioni articolate in:
o Indirizzi, che indicano ai soggetti attuatori gli obiettivi generali e specifici da conseguire.
o Direttive, che devono essere recepite nell’adeguamento dei piani settoriali e locali.
o Prescrizioni, che regolano usi ammissibili e trasformazioni consentite nelle aree interessate da beni paesaggistici.
o Misure di salvaguardia e utilizzazione, volte ad assicurare la rispondenza di piani, progetti e interventi agli obiettivi di qualità e alle normative d’uso negli ulteriori contesti paesaggistici.
o Linee guida, raccomandazioni volte a orientare la redazione di strumenti di pianificazione e di programmazione, nonché la previsione di interventi in settori che richiedono un quadro di riferimento unitario di indirizzi e criteri metodologici.

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Il 18 dicembre 2014 ed il 9 gennaio 2015 sono stati firmati gli Accordi regionali relativi agli ammortizzatori sociali in deroga per le annualità 2014 e 2015. Si è chiuso così il lungo confronto tra la Regione Puglia ed il Governo nazionale, aperto da agosto dello scorso anno quando, attraverso un Decreto interministeriale, sono stati definiti i criteri di concessione degli ammortizzatori sociali in deroga alla vigente normativa.

“Il decreto, pur se necessario per armonizzare i comportamenti delle diverse regioni, ha ridotto drasticamente le tutele per i lavoratori coinvolti dalla Cassa integrazione in deroga e per i soggetti esclusi dal mercato del lavoro tutelati con la mobilità in deroga – ha detto l’assessore al Lavoro, Leo Caroli, durante la conferenza stampa di presentazione degli accordi – Per queste ragioni la Regione Puglia e le parti sociali si sono radicalmente opposte a tutte le scelte dirette a fare cassa, a spese degli ultimi, con il taglio indiscriminato di prestazioni e trattamenti.

“La Puglia – ha continuato Caroli – che aveva già provveduto nel corso del biennio 2013-2014 a scelte assai difficili per affrontare gli enormi tagli ai finanziamenti dei governi nazionali per gli ammortizzatori in deroga, è stata costretta ad operare in un contesto di scelte non condivise, quali l’allungamento del periodo di anzianità per accedere alla Cassa in deroga e la sostanziale cancellazione dell’istituto della mobilità in deroga. Tuttavia – ha proseguito l’assessore – abbiamo ottenuto un risultato importante e cioè di poter continuare ad applicare gli accordi regionali sulla mobilità in deroga sino alla data di entrata in vigore del decreto, garantendo così ai circa ottomila lavoratori ancora in mobilità in deroga al 31 dicembre 2013 il trattamento di mobilità sino al 31 luglio 2014, fermo restando il tetto massimo di 24 mesi per ciascun lavoratore. Questi lavoratori dovranno presentare apposita domanda all’Inps entro il 10 febbraio 2015.

“Per tutti gli altri purtroppo – ha detto l’assessore regionale –le porte della mobilità in deroga sono state chiuse in quanto, come stabilito dal Governo, solo i lavoratori che non possono accedere ad analoghe prestazioni previste dalla normativa vigente, quali il trattamento di mobilità ordinaria, indennità Aspi, Miniaspi, indennità di disoccupazione agricola con requisiti ordinari e ridotti, potranno presentare nuove istanze per la durata massima di 10 mensilità per il 2014.

“Quanto alla Cassa Integrazione in deroga, su cui pure si è abbattuta la scure del Governo, abbiamo ottenuto – ha informato Caroli – la garanzia di certezze per le imprese pugliesi e per i lavoratori coinvolti consentendo ai soggetti imprenditoriali interessati di poter presentare la domanda di Cassa con procedure quanto più snelle e rapide possibile ed assicurando, nelle more del rilascio della apposita procedura prevista dal decreto da parte dell’Inps, la possibilità di continuare ad utilizzare il sistema informativo della Regione.

“In conclusione – ha quindi detto l’assessore al Lavoro della Regione Puglia – ribadisco l’impegno a riportare nella Conferenza delle Regioni quanto scritto nell’accordo con le parti sociali dello scorso 9 gennaio, circa la necessità di modificare le disposizioni interministeriali che eliminano, di fatto, la mobilità in deroga. Invece, il perdurare della crisi occupazionale richiede l’adozione di strumenti legislativi nazionali finalizzati alla protezione con un “reddito di ultima istanza” di quanti han perso il lavoro e non ne trovano di nuovo. Per queste ragioni la Puglia continuerà a supplire alle carenze statali con politiche regionali di sostegno al reddito, quali Lavoro minimo di cittadinanza, Cantieri di cittadinanza, Microcredito”.


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