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Lecce: in scena Pinocchio Oggi

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Di seguito il comunicato:

Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino è il titolo del romanzo scritto dallo scrittore Carlo Lorenzini, vero nome di Carlo Collodi, pubblicato nel 1883 dalla Libreria Editrice Felice Paggi con le illustrazioni di Enrico Mazzanti. Protagonista Pinocchio, che l’autore chiama impropriamente burattino pur essendo, in realtà, più simile a una marionetta.

Molte sono le riletture cinematografiche e televisive tratte dal romanzo, tra cui il celebre sceneggiato di Luigi Comencini, la versione di Roberto Benigni o quella ancora più recente e pluripremiata con la regia di Matteo Garrone.

Nelle intenzioni di Carlo Collodi pare non vi fosse quella di creare un racconto per l’infanzia: nella prima versione, infatti, il burattino moriva impiccato a causa dei suoi innumerevoli errori. Solo nelle versioni successive, pubblicate a puntate su un quotidiano (il Giornale per bambini diretto da Ferdinando Martini, a partire dal 7 luglio del 1881), la storia venne prolungata anche dopo la sequenza dell’impiccagione, giungendo al classico finale che oggi si conosce, con il burattino che assume le fattezze di un ragazzo in carne ed ossa.

 

Da qui domenica 16 febbraio alle ore 18.30 prende le mosse il PINOCCHIO del Teatro del Carretto con l’adattamento drammaturgico e la regia di Maria Grazia Cipriani e le straordinarie scene di Graziano Gregori.

 

In bilico tra fiaba e poesia, tra sogno e realtà, lo spettacolo è fatto di maschere che celano il volto degli attori. Caratteri noti, presenti nel reale o nell’immaginazione: il gatto, la volpe, la fata. Il bravissimo Giandomenico Cupaiuolo svela solo alla fine il volto di Pinocchio, divenuto umano dopo aver attraversato il suo percorso catartico, realizzando finalmente il sogno di suo padre Geppetto.

In questa favola per adulti il rincorrersi inquietante di vita e morte, tra cadute e riscatti, è un unico inno all’umanità.

Questo Pinocchio, che corre e salta, scappa e racconta, vive in una sorta di sogno, l’opera di Collodi frantumata ma integra nei suoi passaggi essenziali, le continue metamorfosi, la società che vuole domare l’anima ribelle, Pinocchio in prigione e legato come un cane, trasformato in asino, ingannato nella sua ingenuità e impiccato.

Solo, ma desideroso sempre di parlare, di capire raccontando. Con la fata, ambigua madre e sorellina, che arriva a farsi credere morta per misurare la sincerità del suo dolore.

 

 

“…Ho pensato di fabbricarmi un bel burattino di legno…Il burattino deve ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali…” Geppetto, misteriosamente custodendo nel suo corpo una scelta da adolescente – si legge nelle note di regia di Maria Grazia Cipriani – sogna di fabbricarsi un burattino meraviglioso e di girare con costui il mondo: viaggio da clown, da circo, avventuroso e illusionistico. Pinocchio fa suo il sogno di Geppetto. Per realizzare quel sogno, egli dovrà toccare il fondo della sua sventura,fino a quando, trasformato in somaro, sarà Stella della danza nel circo del Paese dei Balocchi e rischierà di diventare una pelle di tamburo per la banda. Pinocchio è già riconosciuto come fratello dalle marionette del Teatro di Mangiafuoco: il suo ingresso trionfale nel mondo di quelle Maschere immortali sembra un battesimo ufficiale.

Qui egli raggiunge il luogo che spiega e motiva la sua nascita. Da quel progetto accarezzato dal genitore (ridotto a puro fantasma nel ventre della balena)…passando attraverso il Carrozzone di Mangiafuoco (Suoni festosi di grancassa…il giubilo del Gran Teatro, attori che sembrano marionette e marionette che sembrano attori…e la scena, straziante satira parodica della commedia popolare e del melodramma, in cui Pinocchio chiede a Mangiafuoco la grazia per “Arlecchino”…)… o presso la casa della fata, creatura dominata dal terrore di essere abbandonata, perduta, e costretta a sua volta a rischiare di perdere, abbandonare…(ma anche quello della fata sembra essere un mondo teatrale con quei dottori e quei becchini grotteschi e surreali, con quel suo apparire e scomparire, resistendo sempre, di morte in vita, quella emblematica “massa” di capelli turchini)…a quella ribalta che è il circo dove Pinocchio-somaro è costretto ad esibirsi…l’approdo è in un finale con il palcoscenico ormai vuoto quando, uscito dal sogno “di legno”, Pinocchio vede il suo simulacro abbandonato come un costume di scena…

Avventura onirica, notturna, di una notte definitiva, dove il giorno è solo recitato da sarcastici lampi temporaleschi…e il destino del grande burattino si rivela, letteralmente, teatrale.

 

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