Decise di risolvere il contrasto personale in un modo che finì in massacro, anche l’uccisione più ignobile delle cose spregevoli, di un bambino di tre anni. Secondo l’accusa andò così.
Per questo, Giovanni Di Napoli, detto Nino, 60enne pluripregiudicato per mafia, di Palagiano ma originario della Calabria, è stato arrestato stamattina dai carabinieri. Ritenuto il mandante della strage di Palagiano. Un anno meno un giorno fa, l’agguato. Di stampo mafioso, visto che alla conferenza stampa, in corso, prende parte anche il magistrato antimafia. Contrasto personale con Cosimo Orlando, il movente secondo l’accusa. Orlando che si sentiva abbandonato dal clan e che aveva iniziato azioni di disturbo: per questo sarebbe stato punito. Peraltro, stando all’accusa, anche la donna era nel mirino dell’agguato. Per via della presunta relazione fra il mandante e la donna, dice il giudice antimafia: registrate anche venti telefonate al giorno, fra i due.
Il 17 marzo 2014, sera, l’auto con a bordo Maria Carla, 30 anni, alla guida; il compagno Cosimo Orlando, 43enne, e i tre figli della donna, fu affiancata da un’altra macchina, sulla strada statale 106, nei pressi dello svincolo per Palagiano. Raffica di colpi di kalashnikov: Domenico Petruzzelli, tre anni, il più piccolo dei bambini, ucciso. Morti anche la mamma e il compagno di lei. I fratelli di Domenico, di 5 e 6 anni, salvi solo per avere finto di essere morti.
Oggi, gli sviluppi delle indagini con la svolta, illustrati in prefettura a Taranto. Assieme al prefetto Guidato, anche il questore, il comandante provinciale dei carabinieri e il procuratore della direzione distrettuale antimafia di Lecce, Motta.