Premessa: non è un giudizio di innocenza o colpevolezza che si vuole pronunciare da qui, la competenza è naturalmente della magistratura.
Premessa numero due: per una vicenda accaduta in acque internazionali deve essere la magistratura italiana, non quella indiana.
Adesso la situazione per i due marò pugliesi potrebbe diventare preoccupante. Stando ai proclami della campagna elettorale, per l’aspirante premier, candidato del centrodestra, Modi, era inspiegabile che Salvatore Girone e Massimiliano Latorre dovessero ancora essere senza processo, e con tutte quelle concessioni, praticamente a piede libero, in India.
Ora Modi ha vinto le elezioni politiche, è matematico da alcune ore l’esito del voto nel Paese-continente dopo la megatornata elettorale dal 17 aprile al 12 maggio. C’è ancora qualcosa da assegnare (una sessantina di seggi della camera bassa) ma il centrodestra ha la maggioranza, il partito progressista di Sonia Gandhi andrà all’opposizione dopo diciotto anni e stamattina ha ammesso la sconfitta.
Il nazionalista Modi, leader del Bjp che capeggia la coalizione, farà dunque il premier in India. La vicenda dei due marò ha caratterizzato, non poco, la campagna elettorale in India. E adesso che succederà? Il 31 luglio ci sarà la nuova udienza in alta corte ma in India è cambiato il vento e il timore che l’incertezza, della perdita di tempo, si trasformi in un irrigidimento, non va nascosto. Dopo l’incapacità, per anni, di riportare in Italia i due marò, adesso la situazione è a rischio di complicazioni.
