Scrive Michele Grimaldi, responsabile Archivio di Stato-sezione di Barletta:
Potrebbe sembrare la mia (anzi lo è) la classica voce fuori dal coro nell’articolata ed accesa discussione che si è innescata intorno al famoso/famigerato palazzo Tresca del quale mi sono interessato in tempi non sospetti e cioè un paio di anni fa. Fuori dal coro perché il mio pensiero è scevro da qualsiasi condizionamento che può essere riconducibile a parti politiche o dell’amministrazione, al contrario mi considero un mero “portatore” di verità documentali.
Come è nel mio costume e nel principio al quale mi ispiro, non voglio entrare nel merito della discussione e di conseguenza schierarmi a favore o contro, bensì tenterò di spiegare come i luoghi della cultura della nostra Città a volte sono dimenticati per correr dietro alle mode o dar retta alle “grida” (di manzoniana memoria) di qualcuno.
Ah la memoria storica!!! Sembrerebbe che un po’ tutti noi abbiamo una memoria a convenienza e cioè ci piace (o ci conviene?) ricordare solo quello che è di moda in un determinato momento.
Perché affermo questo? Semplicissimo e ve lo spiego.
In questi ultimi giorni si sono “saturati” tutti i mezzi di comunicazione discutendo sul benedetto palazzo Tresca come se si stesse decidendo sulla vita o la morte del Duomo di Milano o più semplicemente e vicino a noi, di Palazzo della Marra. Invece si dibatte su di un immobile di fine ottocento (1885 la richiesta del permesso a costruire e il 1890 il termine della costruzione) con interesse architettonico ed artistico tutto da definire. La cosa che insospettisce e da’ fastidio, sta nel non comprendere il perché lo stesso fiato non lo si utilizzi per altre situazioni ben più importanti ed ahimè, incancrenite.
Vi dice niente l’ex Distilleria? Da quanto tempo si parla della sua riqualificazione? Ci siamo resi conto di cosa è restato di quello che era un raro e formidabile esempio di archeologia industriale? Un mucchio di macerie e nient’altro! E quelli che oggi gridano “no all’abbattimento di Palazzo Tresca” dove sono?
Ma la lista di monumenti storici maltrattati, lasciati in balia del degrado e della rovina, è lunga e si srotola per tutta la Città.
Solo un esempio: Villa Bonelli. In quella che doveva essere il polmone verde della Barletta al di là della ferrovia, la parte architettonica diventa preda ambita dei Vandali del tempo e i giardini sono spesso “maltrattati” dall’incuria.
Il valzer di responsabilità e “scaricabarile” da parte dell’amministrazione pubblica (priva di fondi per le varie manutenzioni) non ha sortito altro effetto che quello di vederla degradare e con la prospettiva di essere venduta come un cimelio qualunque.
Ora perché non si pensa a preservare quei tesori utilizzando, dopo averli recuperati, veri e propri gioielli architettonici quali gli ex Conventi di S. Andrea, S. Maria della Vittoria (ex ufficio anagrafe) e S. Lucia o Palazzo Bonelli in corso Garibaldi acquistato solo qualche anno fa (che spreco enorme di denaro pubblico!) per poi essere abbandonato così miseramente? Non sarebbe cosa “buona e giusta” pensare a questi prima di imbarcarsi in scelte sconsiderate o ancor peggio in esborsi per strutture che non sono di proprietà comunale?
E voglio tacere, anzi no, sulla situazione dell’ex Palazzo delle Poste che sembra essere il “progenitore” di palazzo Tresca sia per il destino al quale va incontro (abbattimento) e soprattutto per i tanti soldi (nostri, sia chiaro!) spesi nei vari gradi di giudizio, per impedire che l’immobile scomparisse. Ed in attesa che arrivi il Mago di turno a risolvere la situazione con un tocco di bacchetta magica, cosa succede?
L’immobile deperisce e incomincia ad assomigliare alla Distilleria, senza tener conto che tutto non sarebbe mai accaduto, come nelle favole, se il Sindaco dell’epoca avesse acquistato, per una cifra irrisoria, l’ex palazzo postale.
E no, invece, gli stessi quattrini se non di più, sono stati sperperati in cause. Chi è causa del suo mal…con quel che segue.
Come descrivere la sensazione che si prova passando davanti al novantenne ex edificio postale e vedere il “pericoloso” stato di abbandono nel quale versa l’intero edificio? Sicuramente tristezza, dispiacere e soprattutto rabbia.
Ma cosa volete farci … keep calm and carry on (mantieni la calma e vai avanti)
sperando che quel proseguire non ci porti verso un burrone.
Nel 2002 deflagrò in maniera devastante (mamma mia quante analogie con oggi!) la grana “Ufficio Poste e Telegrafi” sito in piazza Caduti in Guerra, con immancabile interrogazione parlamentare presentata l’8 marzo di quello stesso anno, il gran polverone (anche allora) e poi?
Bene, anzi male, da quel 2002 sono passati ben 17 anni e tanti soldi spesi in giudizi che, sino ad oggi, hanno dato sempre torto al Comune di Barletta.
Ovviamente l’esperienza maturata non è servita ad un beneamato piffero perché tutto quello che sta succedendo oggi per palazzo Tresca, sono i prodromi di una ripetizione pari pari (compresi quattrini della comunità sperperati) di ciò che è accaduto oltre tre lustri fa ed in altre decine di situazioni similari.
Ma si sa, dove c’è gusto non c’è perdenza e come diceva Totò “… E io pago!”