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L’Enel rottama 23 centrali, fra cui quella di Bari. Spazio alle rinnovabili Filctem-Cgil non contenta delle rassicurazioni sui 700 posti di lavoro. "cedere le centrali, idea sbagliata"

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© Reuters  L’Enel si prepara a modernizzare la sua struttura in Italia rottamando addirittura 23 centrali elettriche, ovviamente le più vecchie. Questo per vari motivi, fra cui il principale è che le energie rinnovabili si sono guadagnate sempre più spazio nella produzione italiana di elettricità emarginando il vecchiume. E il gruppo avverte pure la necessità di usare meglio le risorse finanziarie, destinandole meno alla manutenzione (gli impianti vetusti ne richiedono troppa) e più alla crescita.

A dare questa serie di notizie, con il debito corredo di «slide» che va di moda fra i rottamatori, è stato ieri l’amministratore delegato dell’Enel, Francesco Starace, in un’audizione al Senato. Il numero uno ha spiegato che «molti impianti in Italia non trovano più una giustificazione economica, perché ci sono un eccesso di capacità e una domanda elettrica che credo non ripartirà mai con i tassi di crescita che ci aspettavamo». Sono in lista «11 mila MegaWatt potenzialmente in dismissione, per circa 23 impianti». Per capirci, è l’equivalente di una decina o più di grosse centrali nucleari . Starace ha anche tenuto a rassicurare che le 700 persone che lavorano in questi siti «verranno riallocate» o andranno in pensione assieme alle centrali.

L’Enel ha già avviato le procedure di cessazione definitiva di nove impianti: quelli di Trino (la centrale geotermica, non la nucleare), Porto Marghera, Alessandria, Campomarino, Carpi, Camerata Picena, Bari, Giugliano e Pietrafitta. Le «slide» mostrano che in questi siti si studiano soluzioni alternative che spaziano dall’insediamento di attività industriali alla riconversione alle energie alternative (una riconversione totale che corrisponde di fatto a costruire impianti tutti nuovi). Alcuni siti resteranno di proprietà dell’Enel, altri verranno ceduti.

Tutte le 23 strutture, ha spiegato Starace, sono già inattive. Questo, di per sé, può voler dire tanto o poco, perché è sempre utile tenere da parte un sovrappiù di centrali ferme che possano rientrare in servizio nei momenti di picco della richiesta di elettricità; però da troppo tempo per questi 23 impianti la domanda elettrica non arriva a farli ripartire.

Starace ha aggiunto che il nuovo piano strategico che l’Enel presenterà a marzo del 2015 «sposterà dalla manutenzione alla crescita un congruo numero di miliardi, in virtù della riorganizzazione». Il vecchio piano destinava 26 miliardi di investimenti per il 65% alla manutenzione e per il 35% alla crescita. «Questo è sbagliato – dice Starace -. Se una società spende due terzi per tenere in esercizio quello che ha, qualcosa non va».

Le rassicurazioni sui 700 lavoratori non sono bastate ai sindacati. La Filctem-Cgil dice che «cedere le centrali elettriche è un’idea sbagliata che renderà l’Enel sempre più debole». La Uiltec definisce «inaccettabili» le dichiarazioni di Starace e chiede «un incontro urgente presso il ministero dello Sviluppo economico». (MSN)

(foto home page: fonte videoandria.com)


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