Di seguito un comunicato diffuso dal parlamentare Gianfranco Chiarelli:
Troppi ritardi e incertezze caratterizzano il nuovo ospedale San Cataldo di Taranto
il sindaco convochi conferenza di servizi
“Con l’inserimento dei fondi nel Contratto istituzionale di sviluppo a parere di Invitalia sono stati messi al sicuro rispetto al rischio definanziamento gli oltre 200 milioni di euro da anni destinati dal Cipe al nuovo ospedale San Cataldo di Taranto. Quindi non vi è l’obbligo, sempre a parere di Invitalia, di assumere obbligazioni giuridicamente vincolanti per la realizzazione del nuovo ospedale entro il 31 dicembre 2017, così come invece è previsto dal decreto Milleproroghe del 2017.
Ma davvero non abbiamo di che rallegrarci, Perché la storia del nuovo ospedale di Taranto è una storia infinita, che accumula ritardi su ritardi.
Voglio solo ricordare che il ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti un anno fa evidenziò testualmente: “Abbiamo fissato il cronoprogramma del nuovo ospedale. Sono in corso le procedure per l’affidamento della progettazione. Il programma prevede entro l’estate il bando per l’affidamento dei lavori, entro l’autunno l’apertura del cantiere ed entro la fine del 2021 il collaudo dell’opera. Sarà un ospedale di eccellenza”. A luglio 2017 lo stesso ministro ha rettificato: ospedale pronto nel 2022.
Non ho dubbio che sarà un ospedale di eccellenza. Ma quando lo sarà non è dato sapere perché i tempi sono incerti, sempre più incerti a fronte delle tante dichiarazioni di giubilo. Quello che è certo invece è che la sanità tarantina, in particolare quella che fa perno attorno alle strutture di ricovero del capoluogo jonico, lascia sempre di più a desiderare per mancanza di risorse e interventi strutturali.
Alcuni giorni fa la Regione ha diffuso un report dal quale emerge che l’Ospedale Santissima Annunziata e il Moscati di Taranto sono al top tra le strutture di ricovero pugliesi per quanto riguarda l’umanizzazione delle cure. Però quel report non dice che l’umanizzazione è opera dei medici e degli operatori sanitari impegnati nelle strutture, non certo degli interventi effettuati dalla Regione o del governo nazionale.
E’ il caso di ricordare che un anno fa 50 milioni di euro destinati con un emendamento alla Legge di Bilancio dello Stato alla Sanità tarantina in deroga alle norme in materia fu bocciato per una contrapposizione esistente tra il premier Matteo Renzi, ancora al governo e i parlamentari del Pd che avevano depositato l’emendamento. Nel frattempo non mi pare che siano state destinate grandi risorse alle strutture di ricovero della provincia jonica e del capoluogo in particolare. Per onestà, devo ricordare che Il Tavolo Istituzionale del 21 luglio 2017 a Roma ha approvato l’inserimento nel Contratto istituzionale di sviluppo del Progetto di “Ammodernamento tecnologico delle apparecchiature e dei dispositivi medico diagnostici delle strutture sanitarie dei comuni dell’Area di Taranto”, per un importo pari a 70 milioni di euro. Ma anche in questo caso non si sa quando (tra quanti anni) le apparecchiature saranno in funzione. Mi risulta che si stiano accumulando ritardi.
Dal ciò emergono due problemi legati tra di loro: la mancanza di interventi seri e risolutivi per superare le criticità, così da permettere agli ospedali di Taranto di garantire ricoveri in strutture di eccellenza, come quelli che il ministro De Vincenti ha promesso con il nuovo ospedale; i ritardi con cui si stanno svolgendo tutte le operazioni relative all’appalto dei lavori per la costruzione dell’ospedale San Cataldo, a proposito del quale si dice che dopo il via libera del Tar la società che ha vinto la gara per la progettazione esecutiva gestita da Invitalia dovrebbe presentare i progetti al massimo entro gennaio 2018. Ma anche a prendere per buona questa data, per l’avvio dei lavori si dovrà ancora attendere e non si sa quanto.
Il collegamento tra i due problemi è evidente: poniamo che il nuovo ospedale sia operativo tra 8-10 anni, dal 2026 in poi (ogni riferimento temporale diverso è un sogno) la Regione ha l’obbligo nello stesso periodo di costruire percorsi e prevedere dotazioni finanziarie capaci di garantire le prestazioni di eccellenza di cui tutto parlano e alle quali i tarantini hanno diritto.
E’ evidente che l’eccellenza in sanità non si improvvisa. Per essere chiaro: non si può permettere che le strutture del Moscati e del Santissima Annunziata finiscano nel degrado e non abbiano a disposizione, come e più degli altri ospedali di II livello, risorse finanziare per l’acquisto di tecnologie per il fatto che tra qualche anno verranno chiuse. Le tecnologie vanno mantenute, semmai bisogna prevedere maggiori investimenti per mantenerle al massimo livello così da convincere tanti bravi professionisti che già operano nelle strutture e altri impegnati fuori dalla Puglia o dalla provincia di Taranto che tra 8-10 anni varrà la pena essere parte del Nuovo San Cataldo.
In questo contesto sarebbe il caso che il sindaco di Taranto, sia come autorità sanitaria locale che come esponente del Comitato di coordinamento del Contratto istituzionale di sviluppo per l’area di Taranto chiedesse informazioni sullo stato dell’arte del nuovo ospedale a Invitalia, che è stata individuata come stazione appaltante, e alla Asl di Taranto. Lo può fare chiedendo che il Cis si riunisca per fare il punto sullo stato dell’arte del Nuovo San Cataldo, oppure convocando una conferenza di servizi.
Come si è visto i crono programmi che spesso vengono presentati ai tarantini dal ministro De Vincenti, non solo in campo sanitario, sono molto incerti. Speriamo che almeno l’intervento del sindaco di Taranto e del direttore generale della Asl possano ottenere risultati più chiari. Invitalia è troppo lontana da Taranto per rendersi conto che i tempi di realizzazione del nuovo ospedale sono importanti e che l’argomento non può essere trattato alla stregua di uno dei tanti interventi”.