Di Angela Maria Centrone
Durante la conferenza stampa di presentazione di Sanremo 2020, Amadeus ha presentato, fra le donne del Festival, Francesca Sofia Novello “bellissima fidanzata di Valentino Rossi, scelta perché capace di stare un passo indietro ad un grande uomo”.
Ora, definire Valentino Rossi un grande uomo di per sé è già un’uscita infelice, perché si può parlare di un grande campione, ma umanità e coraggio sono ben altri valori.
In secondo luogo, l’introduzione è di natura bellamente sessista, ma su questo si sta ampiamente parlando un po’ ovunque e ciò fa parte delle tradizionali polemiche che ogni anno nascono attorno alla kermesse. Quando non si tratta della canzone-scandalo, allora è qualcos’altro: certo Amadeus poteva scegliere meglio le parole da usare, ma evidentemente oltre a “bella” e “fidanzata di” su questa ragazza non c’è davvero altro da aggiungere (?).
La riflessione che, però, sorge è: ma davvero all’interno di una coppia è necessario che uno dei due faccia un passo indietro per far risplendere l’altro?
Questo è, in sostanza, il soggetto principale di “Marriage Story” (2019) di Noah Baumbach con Scarlett Johansson e Adam Driver. Un film – scritto, diretto ed interpretato egregiamente – che racconta la crisi del matrimonio moderno, in un mondo in cui le donne non sono più disposte a mettersi da parte, in una società in cui l’individualismo è religione e l’amore può sopravvivere solo nei piccoli gesti quotidiani.
E di quell’affermazione, attribuita a Virginia Woolf, piuttosto abusata e poi capovolta, che ricorda “dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna”, che ne è stato?
Nelle varie interpretazioni, una è che si potrebbe riferire alla figura della moglie nei tempi passati – nei quali le donne non potevano esprimersi in prima persona -, ma non solo, sicuramente potrebbe includere il prezioso ruolo delle madri. Insomma, in fondo “gli uomini sono figli delle donne”, come cantava Mia Martini.
Ma se si riferisse a tutte quelle scrittrici che hanno utilizzato pseudonimi maschili per essere pubblicate?
Ad ogni modo, andando a scavare nelle biografie di grandi uomini e di grandi donne, in realtà, esiste spesso una costante: dietro di loro c’è tanta solitudine.
Se, poi, avete voglia di provare un po’ di sana invidia, potete guardare “The Iron Lady” (2011) di Phyllida Lloyd, la biopic su Margaret Thatcher con una favolosa Meryl Streep. A prescindere dal condividere o meno la politica dell’ex ministro britannico, si parla di una grande donna che dietro di sé ha avuto semplicemente un uomo innamorato.