Di Francesco Santoro:
Diminuiscono sia gli attualmente positivi per 100mila abitanti (sono 2.393) che i nuovi contagi (-25,1 per cento rispetto alla scorsa settimana). In leggera salita i ricoveri in area medica che passano dal 25,1 al 25,3 per cento, mentre la percentuale di occupazione dei posti letto nelle terapie intensive resta inchiodata al 13.3 per cento. Le province più colpite sono Lecce e Foggia: rispettivamente con 1.108 e 907 nuovi positivi ogni 100mila residenti superano Brindisi (772), Taranto (726), Bari (725) e Barletta- Andria-Trani (619), che fa registrare l’incidenza più bassa in ambito regionale (939). È il quadro decisamente più confortante, almeno per quanto concerne la diffusione del coronavirus, che emerge dal report della Fondazione Gimbe sull’andamento dell’epidemia in Puglia. In tutto il Paese «i nuovi casi settimanali –commenta il presidente dell’organismo indipendente, Nino Cartabellotta–registrano per la terza settimana consecutiva una netta flessione: sono circa 440 mila con una riduzione del 32,3 per cento e una media mobile che scende a 62.815 (-28,1 per cento). Un crollo imputabile sia al netto calo dei tamponi, sia alla ridotta circolazione virale che rimane ancora elevata, come documenta la sostanziale stabilità del tasso di positività dei tamponi antigenici rapidi».
Vaccinazioni
La campagna di protezione dal Covid-19 procede a gonfie vele con numeri che confermano la regione degli ulivi al primo posto in Italia per livello di copertura vaccinale. Stando all’analisi condotta dagli esperti di Gimbe, l’85,6 per cento della popolazione ha effettuato due dosi e il 2,6 per cento una. La Puglia mantiene saldamente il primato delle inoculazioni ai bambini dai 5 agli 11 anni: il 41,4 per cento ha completato il ciclo e l’11,3 per cento ha fatto solo una iniezione, sommati fanno più del 50 per cento. Il tasso di copertura delle terze dosi, invece, è dell’86,7 per cento, valore oltre la media nazionale (85,7 per cento).
Futuro ed eventuali nuove varianti
Il massimo esponente della fondazione, Nino Cartabellotta, sostiene che «la discesa della quarta ondata insieme alle elevate coperture vaccinali e all’arrivo della primavera permettono di guardare al futuro con ragionevole ottimismo, al netto di nuove varianti più contagiose o più gravi». Al tempo stesso, «se da un lato questo permette di allentare progressivamente le restrizioni, dall’altro la consapevolezza della stagionalità del virus impone a governo e Regioni di utilizzare i mesi di tregua per programmare la campagna vaccinale d’autunno, al fine di evitare nuove ondate di ricoveri e decessi, soprattutto in persone anziane e fragili». Gimbe, «in considerazione delle attuali incertezze sulla durata della copertura della terza dose sulla malattia grave», invita a considerare l’eventuale «necessità di un richiamo prima del prossimo inverno». In secondo luogo, «i non vaccinati (anche se guariti) e i contagiati durante la quarta ondata che non hanno fatto il booster si ritroveranno nuovamente esposti al virus; ancora, il mancato decollo delle vaccinazioni nella fascia 5-11 anni non potrà che ostacolare il normale svolgimento delle lezioni per il prossimo anno scolastico. Infine, con il verosimile termine dello stato di emergenza, l’organizzazione della campagna vaccinale passerà interamente in mano alle Regioni, con il rischio di enfatizzare le attuali difformità in termini di performance».