Stralcio del comunicato diffuso dal sindacato di polizia penitenziaria Sappe:
Nel carcere di Taranto, tra 15 e 16 febbraio è accaduto questo”: 1-un detenuto origini napoletane di una cinquantina di anni ,con fine pena mai (ergastolano) appena trasferito da altro carcere per punizione, ha iniziato a creare disordini incitando gli altri detenuti del reparto ad unirsi alla sua protesta, e tentando di sfondare il cancello di ingresso nella stanza lanciando contro il letto di ferro. Poiché in servizio erano pochi agenti, sono stati richiamati i lavoratori appena rientrati a casa dopo 8,9 ore di servizio massacrante per ristabilire la calma. 2-Subito dopo è accaduto che i poliziotti in servizio nel carcere di Taranto notando il nervosismo di un detenuto di origini tarantine appena rientrato da un permesso, lo sottoponevano ad un più accurato controllo che induceva il dubbio negli operatori che lo stesso avesse ingerito degli ovuli di droga, cosa che veniva confermata dopo un esame rx; subito dopo si è intervenuti per mettere fuori pericolo il detenuto e recuperare la droga .3- Nella mattinata del 16 sempre nel carcere di Taranto un’ altro detenuto di origini foggiane di circa vent’anni con una pena di due anni per reati contro il patrimonio, dopo aver telefonato alla propria famiglia si rifiutava di entrare nella stanza appropriandosi di un estintore appeso al muro e cercando di scagliarlo contro il poliziotto in servizio; mentre ci scriviamo ci riferiscono di un altro evento critico più importante senza contare le centinaia di minacce, aggressioni verbali e fisiche. In questi casi tutto è stato risolto grazie alla professionalità degli intervenuti, ma ogni giorno è una guerra, poiché i detenuti violenti si sentono impuniti e protetti da una legislazione da “alice nel paese delle meraviglie” Abbiamo parlato di Taranto, ma questi eventi critici che avvengono giornalmente nelle carceri pugliesi da Lecce a Foggia , da Brindisi a Trani a Bari, non risparmiano nemmeno le carceri più piccole come quelle di Turi, Lucera , San Severo. Non diciamo ciò per sterile polemica, ma con fatti alla mano, poiché negli anni quella stessa politica che si preoccupa per lo sciopero della fame di Cospito(non abbiamo visto nessun parlamentare fare visita ai poliziotti gravemente feriti dagli anarchici) , ha delegittimato il lavoro della polizia penitenziaria riducendone gli organici ed annullando qualsiasi raggio di azione. Nella regione Puglia, per esempio, nell’arco di 20 anni nonostante l’aumento vertiginoso dei detenuti hanno ridotto gli organici del 25% a cui si aggiungono i pensionamenti che non sono stati completamente appianati(10%) con il risultato di meno 600 poliziotti nelle carceri pugliesi. Eppoi si sono inventati la “vigilanza dinamica” per cui tutti i detenuti rimangono aperti per ore nelle sezioni detentive, con i più deboli sopraffatti dai più forti, poiché non ci sono i poliziotti a difenderli. Così sempre a Taranto, il carcere più disastrato della nazione si ritrova con un percentuale di 0,36 agente per detenuto, mentre la media nazionale e di 0,66 poichè la capienza di 350 è arrivata a più di 800 ristretti con meno di 300 poliziotti sulla carta , mentre in servizio effettivo meno di 230. Come pure non fa più effetto il fatto che un solo poliziotto debba gestire per tutto il pomeriggio , la sera e la notte(praticamente la maggior parte della giornata)circa 200 detenuti.