All’assessore ai Lavori pubblici non va bene il dirigente del settore Lavori pubblici. Contrasti sulla maniera di gestire il lavoro ma non solo: insomma, i due non si sopportano. Così l’assessore è andato dal sindaco a dire, più o meno, così: o lui o io. E il sindaco ha risposto, più o meno, così: lui. L’assessore ha dato tempo un altro paio di giorni, dopodiché le dimissioni verrebbero formalizzate. Il sindaco fa capire che non si strapperebbe i capelli. Non tanto perché l’assessore non gli vada a genio, anzi è uno che lavora e, sia pure giovane, ha già un’esperienza significativa. Il problema per il sindaco è quello di dovere gestire un mosaico al quale non può essere sfilata neanche una tessera, ora come ora. Togli quello (che al sindaco va pure bene) e chi metti? L’altro dirigente tecnico, quello dell’urbanistica che pure è in una fase cruciale del lavoro tra procedimenti e programmi da seguire? Sarebbe quasi impossibile una rotazione, perfino.
Tutto questo, quando incombe il giudizio al tar sulla vicenda dell’attribuzione del premio di maggioranza, con l’escluso dal ballottaggio dello scorso giugno che spera nella giustizia amministrativa per scalzare chi poi vinse le elezioni.
Dunque la situazione è tesa e non aiuta la frizione in seno all’amministrazione, con (larvata) prospettiva perfino di far mancare un appoggio numerico, in consiglio comunale, al momento del bilancio.