Di Francesco Santoro:
In Puglia, gli eventi del secondo semestre 2019 hanno dato conferma di uno scenario mafioso eterogeneo, connotato dall’azione di diverse organizzazioni (mafia foggiana, criminalità barese e sacra corona unita), ciascuna delle quali tipicamente strutturata ed espressione, nelle rispettive aree di origine e di influenza, di una particolare strategia criminale ed evolutiva». Lo scrive la Direzione investigativa antimafia nel rapporto annuale, sottolineando che la regione degli ulivi è seconda solo alla Sicilia, per numero di articolazioni della stessa Dia presenti sul territorio.
Gli investigatori impegnati quotidianamente nella lotta contro le mafie e la criminalità organizzata puntualizzano che a «fronte di situazioni, tutto sommato di stallo, registrate nelle province di Bari, Lecce, Brindisi e Taranto, la provincia di Foggia è risultata quella in cui, ancora una volta, il fenomeno mafioso ha manifestato le forme più acute di violenza e aggressività-si legge nel documento-. La recrudescenza delle attività criminali e del racket estorsivo, registrata nel foggiano durante tutto il 2019 e culminata, nel mese di dicembre, in una serie di gravi atti intimidatori (continuati anche nelle prime settimane del nuovo anno), ha comportato costanti, coordinate e decise reazioni da parte delle forze di polizia e degli organi giudiziari e amministrativi, nonché un potenziamento dei dispositivi di prevenzione e controllo del territorio da parte del ministero dell’Interno, con l’invio di contingenti straordinari di personale».
Il documento contiene osservazioni anche sulla criminalità giovanile, fenomeno critico «riscontrabile in tutte le macro- aree pugliesi, dove si assiste alla cooptazione anche di minori per incrementare gli organici dei clan e ad un salto di qualità nelle modalità d’impiego delle giovani leve», denuncia la Dia. In particolare, ciò che colpisce, è «”l’iniziazione”, anche in età minorile, di quei soggetti il cui legame con la criminalità organizzata nasce direttamente nei contesti familiari».
Quanto invece, alle infiltrazioni nell’economia legale e nella Pubblica amministrazione, la cosiddetta «”mafia degli affari”, riscontrabile tanto nelle organizzazioni mafiose del foggiano, quanto nei clan egemoni del barese e della sacra corona unita, appare più che mai proiettata al raggiungimento di obiettivi criminali a medio-lungo termine, puntando a consolidare le proprie posizioni nei settori nevralgici dell’economia regionale, punto di incontro tra mafiosi, imprenditori, liberi professionisti e rappresentanti infedeli» della Pa. Secondo la Direzione investigativa antimafia l’agroalimentare e la mitilicoltura sono i settori «fortemente vulnerabili, sia ai fini del riciclaggio, sia con riferimento alle frodi e alla sofisticazione alimentare, oltre che per l’accaparramento di erogazioni pubbliche. E ciò maggiormente in aree, come quella del Parco nazionale del Gargano».