Uno degli elementi-chiave, secondo l’accusa, era rappresentato dall’orario della morte. Le due. In quella notte di maggio dello scorso anno, quando la 92enne Marianna Brigida morì, si introdussero in casa alcune persone e, fra responsabili diretti e indiretti, furono in cinque ad essere arrestati, chi prima, chi dopo.
Sono otto gli imputati, alcuni dunque a piede libero, nel procedimento in corso a Taranto per il decesso dell’anziana che morì nella sua casa di Martina Franca, in pieno centro storico, e per altre ipotesi di reato. Nei giorni scorsi, la seconda udienza del processo. Ed è stato messo in discussione, sul piano processuale, proprio uno degli elementi-chiave dell’accusa, l’orario della morte dell’anziana. Le perizie d’ufficio indicavano le due di notte, la perizia della difesa di uno degli imputati (Mattia Cardone, rappresentato dall’avvocato Gaetano Cimaglia) ha prodotto elementi tali da potersi domandare al perito dell’accusa, Savito, se l’orario potesse a quel punto definirsi in modo davvero preciso. E il perito dell’accusa ha detto esserci un lasso fra la mezzanotte e le quattro, in riferimento al decesso dell’anziana. Confutando un elemento di questo genere, la difesa ritiene di avere segnato un punto a suo favore: in quattro ore, che può essere successo, magari di diverso rispetto a ciò che finora si è ipotizzato?
Prossima udienza il 4 novembre: sarà esaminato un altro dei casi contestati.