Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, dice che non è una rottura dei rapporti diplomatici con l’India. Però l’avere richiamato per consultazioni l’ambasciatore a Nuova Delhi è un segnale inequivocabile di crisi fra i due Paesi. Il diniego alla libertà provvisoria per i marò pugliesi Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, deciso ieri dalla corte suprema indiana, è interpretato un po’ovunque come un ennesimo atto dilatorio, e una beffa, da parte delle autorità asiatiche.
Di seguito un comunicato diffuso dal parlamentare Gianfranco Chiarelli:
Marò non basta lo sdegno: soluzione politica da ricercare sul piano internazionale; blocchiamo le missioni italiane all’estero.
Il 13 gennaio scade il semestre di guida italiana della Unione Europea; quello stesso giorno Massimiliano Latorre dovrà fare ritorno in India, raggiungendo l’altro militare pugliese, Salvatore Girone. Una coincidenza emblematica che dice come neppure la circostanza favorevole della guida dell’Europa sia servita a sbloccare una situazione che, gestita malissimo dal governo Monti, non ha avuto migliore esito con Letta e oggi con Renzi. Non basta lo sdegno, nè si può pensare ad un soluzione sul piano dell’azione giudiziaria. Che il ministro Pinotti alzi la voce reclamando il diritto di Latorre a curarsi in Italia, può starci, ma una tale istanza è plausibile se proveniente dai familiari dei due militari, non dal ministro della difesa. E’ evidente che ormai la questione si possa risolvere solo sul piano della mediazione internazionale; vista l’inerzia finora registrata occorre una azione forte: l’Italia blocchi tutte le missioni internazionali.