Una contemporaneità che partendo da un angolino dell’Europa meridionale fa raccontare le evoluzioni di una procedura di infrazione europea, aperta stamani nei confronti del nostro Paese (il ministro dell’Economia, Giancarlo Padoan, l’ha pure definita incomprensibile. Magari la comprendono bene gli imprenditori).
Ieri il sindaco di Martina Franca ha scritto, e ne abbiamo fatto un resoconto, al presidente della Regione Puglia: c’è un parcheggio in costruzione nella nostra città, voi avete impegnato una somma per questa realizzazione e però non pagate. L’azienda, di questo passo, chiude il cantiere e va via.
Un caso delle ultime ore, uno dei tanti, a migliaia e migliaia, che in ogni parte d’Italia fanno del nostro Paese l’obiettivo, oggi, proprio oggi, dell’Unione europea e di una procedura d’infrazione. L’apparato pubblico italiano è il peggior pagatore d’Europa. Dallo Stato alle Regioni ai Comuni a tutte le altre amministrazioni pubbliche, per onorare gli impegni economici con i fornitori, con le imprese, con chi fa i lavori, i tempi sono biblici. Un anno, due, tre, chissà. Nel resto dell’Unione, in un mesetto, due, la partita è chiusa. Da noi no. Non poche aziende, fra l’altro, sono fallite, a causa di questo deplorevole andazzo italiano. Un andazzo che poi porta a una gamma vasta di possibili conseguenze, non ultima (anzi, forse è la prima) la mai giustificabile corruzione ma ci sono anche le opere incompiute o realizzata male e in tempi enormemente più lunghi rispetto al previsto.
In un angolino di Puglia, ciò che l’Unione europea dice oggi all’Italia viene vissuto in modo molto concreto e molto pericoloso. Senza soldi quell’imprenditore se ne va e il cantiere resta cantiere, niente più parcheggio. Gli impegni presi, con quell’imprenditore e a cascata, con i lavoratori e le loro famiglie, erano altri.
Il parcheggio è quello di viale (ironia della sorte) Europa.