È la storia di un iter tecnico- amministrativo lungo 56 anni. A raccontarla è il Corriere della Sera, che accende i riflettori sulla vicende della diga di Occhito, infrastruttura realizzata sul fiume Fortore, al confine tra Puglia e Molise, negli anni Sessanta e collaudata più di mezzo secolo dopo. «Non si tratta di una diga qualsiasi, ma della principale fonte per l’approvvigionamento idrico del Tavoliere- scrive Michelangelo Borrillo sulle pagine dello storico quotidiano italiano-. Il progetto esecutivo per la realizzazione della diga, dell’ingegner Filippo Arredi, fu approvato nel 1957: i lavori di costruzione nel comune di Carlantino, iniziati nel 1958, furono completati nel 1966, ma già nel 1964 venne disposto il collaudo dell’opera- racconta Borrillo-. Un collaudo il cui certificato, finalmente approvato dall’apposita commissione, è arrivato solo in questi giorni, a distanza di 56 anni. Un iter approvativo lunghissimo — si spiega adesso — a causa di problemi tecnici che hanno riguardato prima lo scarico di superficie e poi quello di fondo. In particolare, inizialmente i problemi hanno interessato la funzionalità dello scarico di superficie (danneggiato da eventi di piena), successivamente quello di fondo (a causa di interrimenti). Nel mezzo, durante un lungo periodo intermedio di controlli strumentali e di scarsi afflussi, la diga ha subito alluvioni e terremoti, sebbene continuamente monitorata e mantenuta in esercizio».
Che cosa è accaduto e come si è arrivati al via libera? «La commissione di collaudo, dopo aver esaminato ogni aspetto, è giunta al convincimento che lo sbarramento “presenta un comportamento sostanzialmente regolare, non essendo emersi, allo stato, elementi indicativi di anomalie di una qualche rilevanza, capaci di incidere negativamente sulle sue attuali condizioni di sicurezza”- spiega Borrillo-. Insomma, non essendosi verificate grandi irregolarità per mezzo secolo, si può andare avanti».