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Trani, tentata estorsione con metodo mafioso: con questa accusa arrestato 32enne Carabinieri

Carabinieri Auto 4 Imc3

Di seguito un comunicato diffuso dai carabinieri:

Nei confronti di G. I., classe ’88, di origini albanesi ma stanziale a Trani da diversi anni, con numerosi pregiudizi di polizia, è stata eseguita la misura della custodia cautelare in carcere disposta dal GIP di Bari che ha recepito la richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.

Il giovane è ritenuto colpevole di tentata estorsione ed estorsione consumata in concorso con  L. R. P., classe ’81, aggravate dal cosiddetto “metodo mafioso”. Aggravante prevista dall’art. 416 bis 1 del codice penale che prevede pene aumentate laddove si perpetrino reati connessi con attività mafiose.

I fatti contestati risalgono ai primi 4 mesi del 2019 quando G. I. e L. R. P. pianificavano una serie di estorsioni nei confronti di esercenti.

Precisamente i commercianti taglieggiati erano due. Uno attivo nella fornitura di servizi funebri nei cui confronti è stato consumata una estorsione mentre altra è rimasta sono tentata.

In altra circostanza, un imprenditore non meglio identificato, è stato avvicinato dal G.I. per ottenere dazioni in denaro senza riuscirvi.

Particolare di quest’ultimo tentativo è che il G. I., pur facendo leva sulla propria forza intimidatrice, non riuscendo ad ottenere quanto richiesto, viene rimproverato dal L.P.R. che, in maniere molto determinata, gli ordina di far ricorso all’uso della violenza e a non farsi intenerire dall’estorto che, in una circostanza, esasperato dalle richieste estorsive, chiedeva di essere dispensato dal pagamento perché materialmente impossibilitato a pagare.

Il G.I., unitamente ad altro indagato, era attivo nell’approvvigionamento e smercio di sostanze stupefacenti per cui, grazie alla sinergia tra i Comandi dell’Arma sul Territorio, il 15 maggio 2019 veniva tratto in arresto dai Carabinieri di Andria poiché trovato in possesso di 25 gr. di cocaina appena acquistati da immettere sul mercato Tranese.

All’arresto del G.I., suoi sodali, si attivavano in modo illecito al fine di approvvigionare denaro per il mantenimento della famiglia del ristretto durante la sua detenzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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