Appuntamento alle 10 in piazza Montecitorio. Le aziende dell’indotto Ilva, i fornitori, portano lì la protesta e promettono di non andarsene fin quando non saranno ricevuti, quegli imprenditori, da Renzi o chi per esso. Uno che conti, comunque. Tema: le aziende dell’indotto avanzano dall’Ilva qualcosa come un centinaio di milioni di euro: si tratta di imprese di grandi, medie o piccole dimensioni. Senza quei soldi sono in ginocchio. E per come è scritto il decreto Ilva, sostengono, loro di quei soldi rischiano concretamente di non vedere manco un centesimo. Così sabato hanno annunciato l’immediata messa in libertà dei lavoratori e la sospensione, altrettanto immediata, di forniture e servizi al siderurgico di Taranto. I lavoratori: complessivamente sono circa quattromila persone. Oggi Taranto, a tutti i livelli, ovvero datori di lavoro e dipendenti, va a Roma, a riprendersi una parte del suo presente e anche del suo futuro. I sindacati: Fiom-Cgil contraria alla manifestazione che ritiene inutile, Fim-Cisl e Uilm favorevole e sono in programma dei cortei anche a Taranto, probabilmente domani.