Di Angela Maria Centrone
Ad una settimana dal 27 gennaio – Giorno della Memoria – è inevitabile non menzionare Oskar Schindler, soprattutto se ricorre il 25° anniversario dall’uscita del film che raccontò la storia della sua famosa “lista”, grazie alla quale salvò la vita ad un migliaio di ebrei alla fine della seconda guerra mondiale.
Nel gennaio del 1993 usciva nelle sale cinematografiche “Schindler’s list”, diretto da Steven Spielberg con Liam Neeson nel ruolo di Oskar Schindler: un industriale tedesco che durante il regime nazista guadagnò molti soldi in Polonia con una fabbrica di pentole prima, poi armi, nella quale lavoravano circa un migliaio di ebrei. Se inizialmente ne sfrutta il vantaggio economico – agli ebrei era vietato intraprendere attività commerciali – con il passare del tempo si lega ai suoi operai, in particolare al contabile Itzhak Stern interpretato da Ben Kingsley, tanto da adoperarsi materialmente, sacrificando i suoi beni e liquidi, per salvarli tutti dalla “soluzione finale”. Ed in particolare, sono le scene in cui appare la bambina con il cappotto rosso – in netto contrasto con il bianco e nero della pellicola – a destare il protagonista, lo spettatore e il mondo intero dal torpore dell’indifferenza. È quello il momento in cui Oskar Schindler diviene eroe (o uno degli eroi) di quella immensurabile tragedia. Spielberg utilizza un espediente cinematografico semplice eppur geniale, potente, che ha reso il film – riadattamento dell’omonimo romanzo dell’australiano Thomas Keneally – uno dei lungometraggi più significativi sulla Shoa. La popolarità della pellicola, i diversi 7 premi Oscar vinti, le magistrali interpretazioni, probabilmente sono i motivi per cui il messaggio sia arrivato ben più forte rispetto ad altri lavori del passato, tanto che per celebrare il 25° anniversario dall’uscita e in occasione del Giorno della Memoria, Schindler’s List sarà riproposto nelle sale dal 24 al 27 gennaio prossimi.
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