Di seguito un comunicato diffuso dal coordinamento nazionale docenti delle discipline dei diritti umani:
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda indignazione, dolore e sconcerto per l’orrenda vicenda emersa in questi giorni su diverse testate giornalistiche, che vede protagonista un bambino di 9 anni, vittima innocente di gravissimi abusi sessuali da parte di un anziano settantacinquenne, amico di famiglia, nel Salento. L’uomo, oggi rinviato a giudizio, è accusato di atti inqualificabili che, secondo quanto emerso dalle indagini e dalla dolorosa testimonianza resa dal piccolo in incidente probatorio, sarebbero stati perpetrati in un contesto di apparente fiducia familiare, all’interno dello studio privato dell’imputato.
Ciò che emerge da questa agghiacciante vicenda non è solo la violenza in sé — già di per sé devastante e inconcepibile — ma l’intero contesto di manipolazione, silenzi imposti con promesse e minacce, il tradimento più ignobile del rapporto di fiducia che ogni adulto dovrebbe custodire nei confronti di un bambino. Nessun linguaggio istituzionale può rendere davvero giustizia alla sofferenza del piccolo, né sanare le ferite profonde inferte alla sua anima, alla sua crescita, alla sua visione del mondo.
Come docenti impegnati nella promozione della cultura dei diritti umani e della legalità, non possiamo ignorare il grido di dolore che proviene da questa storia. È un richiamo urgente alla responsabilità collettiva: della scuola, delle famiglie, delle istituzioni e dell’intera società civile.
Occorre, ora più che mai, rafforzare le azioni educative e formative incentrate sul rispetto dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La scuola deve continuare a essere presidio etico, luogo di ascolto, di dialogo e di protezione, in cui ogni studente, indipendentemente dall’età, si senta al sicuro nel denunciare o raccontare situazioni che lo turbano. Ma affinché questo sia possibile, occorre formare il personale scolastico, sostenere i docenti nel riconoscere i segnali di disagio, e soprattutto garantire un sistema di rete tra scuola, servizi sociali, sanità e magistratura minorile che funzioni con tempestività, competenza e umanità.
La testimonianza di questo bambino — resa con coraggio in un contesto difficile come quello dell’incidente probatorio — rappresenta un atto di grande forza e dignità. A lui va il nostro pensiero più profondo, il nostro abbraccio simbolico, e il nostro impegno concreto per far sì che nessun altro bambino si senta mai solo o senza voce.
Rivolgiamo un appello accorato alle istituzioni tutte affinché si dia continuità e forza ai percorsi educativi sui diritti umani, contro la violenza, l’abuso e la pedocriminalità. Occorre investire in educazione affettiva, in prevenzione e sensibilizzazione, in formazione dei cittadini di domani.
Non possiamo restare in silenzio. Davanti a questi orrori, ogni forma di neutralità diventa complicità.
—–
Di seguito un comunicato diffuso dalla Regione Puglia:
“È di poche ore fa la diffusione di un video che ritrae un gruppo di ragazzi intenti a picchiare selvaggiamente un minore invalido di origine straniera nella stazione di Galatina. Nonostante le ferite riportate e la frattura a una costola, la vittima, da tempo vessata da episodi di bullismo, avrebbe preferito non raccontare ai propri familiari dell’aggressione, temendo forse ulteriori violenze e intimidazioni. Colpisce, tra i molti elementi sconcertanti di quella che sembra essere a tutti gli effetti una spedizione punitiva, il fatto che l’aggressione sia stata filmata e diffusa sui social network, così come l’assoluta noncuranza degli aggressori verso i dispositivi di sorveglianza presenti all’interno dei locali in cui si è consumata la violenza, quasi a denotare indifferenza e sfida nei confronti della prospettiva di essere identificati e perseguiti dalla giustizia. Le immagini diffuse sono al vaglio degli inquirenti e serviranno a fare chiarezza sull’episodio. Alla vittima e ai suoi familiari va la piena vicinanza della Regione Puglia. Ma la solidarietà delle istituzioni non basta. Negli ultimi mesi, gli episodi di violenza giovanile sembrano assumere connotati sempre più preoccupanti che non possiamo ignorare. Il problema, ancora una volta, ha una radice culturale che dobbiamo affrontare alla base, con azioni di cultura del rispetto e della legalità che possano penetrare profondamente nel tessuto sociale e familiare e nelle scuole. Da alcune settimane siamo in dialogo con le Prefetture della regione per studiare il fenomeno delle violenze giovanili e delle ‘baby gang’ con più dettaglio, in modo da costruire interventi di prevenzione e di contrasto con l’aiuto delle istituzioni e delle reti di animazione sociale presenti sui territori affinché episodi di questo tipo non accadano mai più. Davanti a violenze come questa non possiamo rimanere indifferenti. Bisogna richiamare alla responsabilità tutte le figure educative, dai genitori agli insegnanti”. Così l’assessora alla Cultura e Legalità della Regione Puglia Viviana Matrangola.