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Taranto: tangenti in Marina, Francesca Mola si preoccupava della sintassi e delle copie dei documenti La 31enne di Crispiano, tenente di vascello e prima donna militare a finire in carcere, secondo l'accusa era attenta a non lasciare tracce

Le indagini sono caratterizzate anche da intercettazioni. In tali intercettazioni, secondo l’accusa, ci sono le prove della colpevolezza di Francesca Mola, 31enne di Crispiano, tenente di vascello e responsabile dei contratti nell’ambito di Maricommi, Taranto. Prima donna militare a finire in carcere. L’indagine è quella per una presunta tangente relativa all’aggiudicazione di un appalto da undici milioni, cosa per la quale erano finiti in galera Giovanni Di Guardo (capitano di vascello, comandante di Maricommi) e l’imprenditore Vincenzo Pastore, sindaco di Roccaforzata. L’ufficiale crispianese è invece stata arrestata sabato sera, dalla Guardia di finanza. Fra ciò che è a disposizione dell’accusa, affermazioni del tipo di non lasciare tracce di documenti altrimenti si finisce tutti in galera e anche un richiamo alla sintassi, perché venissero almeno scritti bene. Questo, è quanto (e non solo questo) ritiene di avere a disposizione l’accusa. Altro esempio: nelle cinquanta pagine di intercettazioni, realizzate grazie a un virus nel telefono di Di Guardo, c’è anche quella che gli inquirenti ritengono la conversazione fra il capitano di vascello e la fidanzata: tutti credono che Mola e Di Guardo siano amanti, dice lui alla compagna ma le dice di essersi portato la Mola da Roma a Taranto, perché a quella i soldi piacciono.

Giovanni Di Guardo: quello che a ottobre 2015 firmò l’ordine di servizio perché il piano anticorruzione venisse illustrato e applicato con rigore da tutti, a Maricommi.

Fino a prova contraria, ovvero fino a sentenza definitiva, tutti innocenti.

 


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