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Mennea: le regole morali del volontariato Il presidente del comitato permanente della protezione civile della Puglia al convegno di Castellaneta Marina

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Di seguito un comunicato del gruppo consiliare Pd della Regione Puglia:

“Chi opera nel mondo del volontariato vive la propria esperienza in modo coerente con i valori e i principi che fondano l’agire volontario. Un tale agire assume inevitabilmente una connotazione etica, in quanto si lascia guidare e valutare da un complesso di norme”. Lo ha detto Ruggiero Mennea, consigliere regionale e presidente del comitato permanente della Protezione civile Puglia, intervenendo al convegno su “Etica e professionalità del volontariato” tenutosi sabato al Calanè Hotel Village di Castellaneta Marina. Si è trattato dell’ultimo incontro del raduno nazionale, che il prossimo anno si terrà invece nella Bat.

Mennea ha chiarito, innanzitutto, quali devono essere le regole morali del volontariato. “La prima – ha detto – è l’etica della responsabilità, perché il volontario si fa carico del bisogno che vede e dell’iniziativa che valuta necessaria in quel momento preciso. Poi c’è l’etica del dono: il volontario dona il suo tempo, le sue competenze professionali, le sue attitudini umane e relazionali, senza alcuna aspettativa di ricompensa e di ritorno diretto o indiretto. Per finire c’è l’etica della formazione permanente. Gratuità, rispetto della persona, spirito di solidarietà – ha aggiunto Mennea – sono valori che vanno continuamente coltivati e approfonditi. Per il volontariato è dunque indispensabile un impegno formativo continuo, che permetta alla persona una crescita costante sia a livello motivazionale che tecnico operativo”.

C’è poi l’aspetto professionalità. “La professionalità dei volontari deve avvicinarsi, necessariamente, a quella delle strutture governative affinché le due gambe della protezione civile possano lavorare in simbiosi”, ha sottolineato. “Si tratta di un requisito necessario anche per chi governa. Il sindaco, ad esempio, è colui che non solo deve saper organizzare un’emergenza – ha proseguito Mennea – ma deve essere in grado di prevenirla e gestirla, soprattutto alla luce degli ultimi eventi. Lo dimostrano i casi di Olbia, per il cui sindaco pende una richiesta di condanna della Procura a 3 anni e 3 mesi di reclusione perché non avrebbe informato la popolazione dell’arrivo dell’alluvione nel 2013, correttamente prevista e segnalata dalla Protezione civile regionale e nazionale. C’è anche il caso di Ginosa dove, a causa dell’alluvione del 7 ottobre 2013, morirono quattro persone e oggi sono 30 indagati tra cui dirigenti pubblici”.

Secondo Mennea “oggi più che mai, c’è bisogno di una rete di protezione civile che fondi le proprie azioni sul saper fare in modo etico e professionale”. “Per raggiungere questo obiettivo tutte le associazioni di volontariato devono approvare e adottare un codice etico unico, oppure, redigere e attuare un programma di formazione pluriennale che dovrà interessare non solo i volontari e le loro associazioni, ma anche le organizzazioni governative locali. Questo consentirebbe loro di diventare non solo soggetti attuatori, ma anche discenti di una materia, quella della protezione civile, che per troppo tempo è stata sottovalutata”.

Ultimo elemento è la presenza del volontario di Protezione Civile non più solo come conseguenza di un’emergenza, ma anche come strumento di diffusione ed attuazione di norme e comportamenti per la previsione e la prevenzione. “Per fare questo – ha ulteriormente chiarito – occorre incrementare le figure professionali nel mondo del volontariato; attuare programmi formativi finanziati dagli enti governativi che garantiscono un ruolo centrale alle associazioni di volontariato ed ai suoi operatori nelle attività di Protezione Civile; coinvolgere tutti gli ordini professionali e attuare la riforma della legge regionale 7/2014. Questa nuova categoria di volontari – ha concluso Mennea – non sarà più vista come mera esecutrice di norme, bensì anche come strumento di diffusione ed attuazione di regole comportamentali utili allo sviluppo del concetto di resilienza.

Insomma, dobbiamo puntare ad avere una popolazione attiva e consapevole perché – ha concluso – ‘la vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia’ (Mahatma Gandhi)”.


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