A Taranto ora è il tempo della conta dei danni del nubifragio di venerdì 16 ottobre, che sono numerosi e in diversi quartieri.
A Paolo VI nella zona circostante il piazzale della Liberazione i cittadini denunciano il fatto di essere stati lasciati soli a fronteggiare la violenza dell’acqua.
C’è un punto che risulta di raccolta delle acque che da Martina Franca scendono giù e si uniscono alle acque del quartiere arrivando nella zona citata su, con una violenza inaudita.
Le acque che poi fluivano dalle due piazze venivano contrastate, si può ben dire, da un fiume di acqua più impetuosa, per cui non riuscivano a defluire e tutta l’acqua delle piazze veniva rimandata indietro ed è entrata nelle case.
Le prime cinque villette sono state in definitiva devastate, perché l’acqua è arrivata fino a 70 centimetri di livello.
Gli abitanti se la sono vista da soli, tanto è vero che qualcuno ha fatto aprire un negozio per comprare un aspiratore, una idrovora per metterla subito in azione.
Questi cittadini, chiedono al sindaco di Taranto, Stefàno che almeno vengano completate le opere rimaste incomplete e che venga fatta quanto prima, una pulizia di tutta la sterpaglia, della terra che non fa defluire l’acqua in modo agevole.
Poi, c’è un canale che è stato lasciato a metà e i lavori interrotti, infatti l’acqua arrivata al fondo di questo, poi tornava indietro con ondate.
Danni anche ai Tamburi. Nella sede dell’Amiu, in zona Croce, lo scenario è devastante, quello che era pioggia è diventato un mare di fango. La melma ha ricoperto la zona andando a finire ovunque.
All’esterno diversi mezzi parcheggiati sono stati ricoperti dalle acque . Il terreno risulta argilloso ed è difficile anche camminare.
Ma ci sono situazioni ancora più gravi all’interno degli edifici. Negli uffici, macchine fotocopiatrici, completamente ricoperte di fango e non più utilizzabili, mobili abbattuti dall’onda d’acqua che ha anche completamente devastato faldoni di documenti. Ci sono interi registri completamente inzuppati di acqua e terriccio, documenti importanti ormai illeggibili, tende cadute, alcune finestre sono andate in frantumi, anche qualche porta risulta abbattuta.
Possiamo immaginare soltanto la paura che hanno avuto le persone che si trovavano al lavoro.
È una catastrofe, è un danno soprattutto per l’azienda e per tutti i suoi uffici amministrativi. Sono andati distrutti gli uffici più importanti, l’ufficio acquisti, contratti, contenzioso, paghe, tecnico.
I danni sembrano consistenti, tutta la strumentazione informatica è andata distrutta.
I dipendenti , una ventina, per spirito di lavoro non sono andati via subito e si sono spostati ai piani superiori solo quando la forza dell’acqua ha rotto i vetri e assalito gli uffici del piano terra.
Poi sono intervenuti i Vigili del Fuoco che hanno permesso ai dipendenti di rientrare a casa, in pullmann, in quanto tutte le loro auto erano inservibili.
Al Comune verrà richiesto aiuto almeno per rifornire subito quel minimo di strumentazione necessaria per continuare a portare avanti il servizio senza grosse interruzioni.
Anche alla stazione dei treni, si sono avuti danni. Il traffico ferroviario era stato sospeso alle 11.30 del mattino per l’allagamento dei binari e dei sottopassaggi.
Sul posto hanno operato i tecnici di Rete ferroviaria italiana e molto duramente i Vigili del Fuoco per aspirare l’acqua che ha invaso i sottopassaggi.
L’attraversamento in sicurezza dei binari allagati era stato garantito ai passeggeri da passerelle presidiate dal personale ferroviario.
Il capoluogo, rispetto agli altri centri è stato il più colpito.
Ci sono state zone completamente isolate, a San Vito e al rione Tamburi.
La situazione è stata critica anche al borgo, con auto in panne sotto 60 centimetri di acqua e fango, come in viale Virgilio e via Magnaghi.