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Il Comune chiede il fido: bilancio, i 26 milioni in tre anni Martina Franca: che succede ai conti pubblici?

anticipazioni di cassa 1

Nela relazione previsionale 2013-2015 del Comune di Martina Franca è contenuto ciò che, secondo alcuni (come si diceva già ieri) non era mai successo prima. Per quest’anno, oltre nove milioni; per il prossimo, oltre otto milioni; per il 2015 si prevedono otto milioni e mezzo . Tutto in euro naturalmente. Si veda, dalla tabella che pubblichiamo, ciò che figura sotto la voce “programmazione pluriennale”.

La previsione è quella dell’anticipazione di cassa, ovvero ciò che il Comune di Martina Franca, qualora il preventivo 2013 dovesse essere deliberato con quelle cifre, andrebbe a chiedere alla banca tesoriera. Per il 2013, potenzialmente, potrebbe farlo il giorno dopo del bilancio. Per gli anni successivi, le intenzioni dovrebbero essere di volta in volta concretizzate con le delibere dei preventivi, anno per anno.

Il meccanismo è questo: si chiede il fido, a fine esercizio finanziario si chiude, all’inizio dell’anno nuovo se ne apre un altro, e via di seguito. Insomma, in questo modo, per tre anni il Comune di Martina Franca mira ad avere liquidità per una decina di milioni di euroall’anno. Ma per andarli a chiedere in banca, vuol dire che non li ha. E come mai, visto che prima non era mai successo?

Si dirà: dunque il fido non è da 26 milioni di euro, ma da otto-nove milioni annui che sono, più o meno, sempre gli stessi di anno in anno. Vero. Ma se si prendono in prestito, poi bisogna andarceli a rimettere, dunque la potenzialità complessiva del fido è di ventisei milioni di spesa per il Comune. Ed è un aspetto da mettere in risalto perché su questi ventisei milioni (o, se si preferisce, questi nove milioni scarsi all’anno per tre anni) si pagherebbero gli interessi. Con soldi dei cittadini.

Le cifre sono contenute nella tabella che pubblichiamo. Quella tabella, a meno di passi indietro da parte dell’amministrazione comunale, fra dieci giorni sarà parte fondamentale del preventivo 2013 e sarà il lasciapassare per il megafido che, a spese dei cittadini, il Comune avrà la possibilità di andare a chiedere in banca. Una spiegazione su come stanno andando i conti pubblici, che con dati come questo preoccupano molto, urge da parte del sindaco di Martina Franca. Ma figurati se arriva, dati gli atteggiamenti scelti dal sindaco.

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8 Comments

  1. A questi piace spendere in anticipo e non per le opere pubbliche.
    Ci dicono almeno a cosa serve l’anticipo?
    Vi ricordate come la sinistra reagì a ragione contro il ricorso al mutuo fatto dal sindaco Palazzo per la sistemazione delle strade? Anche in quel caso non era necessario chiedere un prestito in presenza come ora di un grosso avanzo di amministrazione.
    Per ora mi chiedo solo, LA OPPOSIZIONE DOVE È ?

  2. L’anticipazione di tesoreria (o di cassa) è prevista dal Tuel, D. Lgs. 267/2000, per poter far fronte a pagamenti urgenti ed indifferibili in situazioni di carenza temporanea di disponibilità liquide.
    L’art. 222 del Tuel prevede la possibilità l’anticipazione nel limite massimo dei tre dodicesimi delle entrate accertate nel penultimo anno precedente.
    Dunque:
    1. il comune di Martina avrebbe necessità di far fronte a pagamenti urgenti ed indifferibili pari a 9milioni di euro!!!!
    2. se 9milioni di euro corrispondono a 3/12 delle entrate accertate nel 2011, vuol dire che nel 2011 abbiamo avuto entrate per 36milioni di euro!!!!
    AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOO

    1. Grazie per il suo intervento. Il ridanciano Vendola, come lo definisce lei, ha anche detto di essersi vergognato per avere riso di un giornalista. Una cosa, dal mio punto di vista, apprezzabilissima. Qui il provvedimento in questione alimenta dubbi serissimi e sui comportamenti del massimo responsabile dell’amministrazione pubblica, le rammento un “ciarpame” pronunciato nella sede istituzionale senza manco avere il coraggio di dire a chi corrispondesse quel ciarpame, c’è ben altro che Vendola. (agostino quero)

  3. Faccio rispettosamente notare che il Corriere della Sera (non certo un giornale di partito) pochi giorni fa sottolineava la confusione in materia fiscale in cui sono costretti a muoversi tutti i Comuni d’Italia, e non solo, a causa dei cambiamenti introdotti dal governo centrale negli ultimi anni. “Poveri Comuni, poveri cittadini. E poveri anche i Caf, i centri di assistenza fiscale. Tutti travolti dal caos tassazione locale- si legge nel pezzo firmato da Rita Querzé -. All’inizio fu la Tarsu. Fino al 2012. Che poi è soltanto l’anno scorso. Adesso tocca alla Tares. Ma già dall’anno prossimo arriverà il tempo… Non si sa bene di che cosa. Nella legge di Stabilità varata dal governo si parlava di una nuova tassa, la Trise. A sua volta suddivisa in Tasi (ex Imu, come corrispettivo dei servizi indivisibili forniti ai cittadini, dall’illuminazione delle strade in giù). E in Tari (a copertura della gestione dei rifiuti urbani). Ma alla fine questa complicata architettura rischia di non vedere la luce. Al suo posto arriverebbe il Tuc, tributo unico comunale. Certo, chiamare una tassa come un cracker… I Comuni che non si arrendono- prosegue la giornalista del Corsera- cercano di tenere il passo di novità che arrivano giorno per giorno, ora per ora”.
    E ancora, il sindaco di Ascoli nonché responsabile Finanza locale per l’Anci, Guido Castelli, afferma che il problema è “che i Comuni – si legge nel medesimo articolo- che non hanno risorse sufficienti sono costretti a fare questo lavoro tardi e in condizioni difficili. In più facendo i conti con un contribuente disperato”. Inoltre, Paolo Conti, responsabile nazionale del Caf Acli, che «le difficoltà maggiori – si legge nel pezzo- ci sono nei municipi piccolissimi e nelle metropoli. Di certo tutta questa frammentazione delle regole è un disastro”.

    1. Grazie per il tuo intervento. Quanto mai opportuno. I Comuni sono nel più totale caos e in giornata pubblicheremo un commento relativo alla Tarsu, di un esperto di livello nazionale, che dà un quadro ancora più definito di ciò che dici tu. Faccio osservare io una cosa, però, ad esempio. A Rimini, nelle settimane scorse, si tenne un incontro fra i sindaci e gli amministratori locali, ce n’erano presenti da tutta Italia. Ne cito due pugliesi: Michele Emiliano e l’amministrazione di Lecce. Ma ce n’erano molti altri ancora. Tema in discussione, come muoversi con il tributo Tares, che sta creando sconquassi in tutta Italia. Il Comune di Martina Franca era assente (cito anche un imbarazzante siparietto: c’era un ragazzo di Martina Franca ad ascoltare gli interventi, Emiliano salutò dal palco “l’amministrazione comunale di Martina Franca” salvo poi fare dietrofront). Il Comune di Martina Franca non c’era e questo ovviamente non è illegittimo. Ma se c’è da chiarire la confusione, non è meglio farlo tutti insieme? C’è stata qualche occasione di approfondimento alla quale Martina Franca ha partecipato? E soprattutto, ti chiedo una cosa banale: secondo te il Comune di Martina Franca non avrebbe un bisogno urgente di andare a capire meglio come fare la Tares? Faccio notare un’altra cosa: qui, ogni giorno, non si mettono in discussione le opinioni di chi vuol fare cosa, avrai notato che non c’è un’intervista una ai protagonisti attuali, di maggioranza e opposizione. Qua si pubblicano i numeri. E tu, giornalista attento ed esperto, sai quanto me che i numeri Tares non quadrano. Sai benissimo per esempio che l’1,00 per cento di 7 milioni 618 mila non è 92888. E però quei numeri rischiano di andare a finire, assolutamente privi di chiarezza, nel bilancio comunale. Non dipendono, quelli, dalla confusione nazionale. Detto tutto questo, le osservazioni che muovi tu sono puntuali e giuste. (agostino quero)

  4. Aggiungo direttore: siccome nel recente passato si è assistito alla pronuncia della frase “i soldi erano stati messi dalla politica in bilancio e noi ce li siamo presi” si rischia di nuovo di fare un’altra frittata costringendo, poi, i cittadini a tentare di far valere i propri diritti nelle competenti sedi affrontando, spesso, in tali sedi, soggetti avversi.

  5. Aggiugno ancora direttore: perchè il governo centrale ha approvato l’emendamento consentendo il ritorno alla TARSU? Proprio perchè ha riconosciuto il caos esistente e perchè la TARSU era già collaudata, anche se a Martina era da perfezionare sulla base di un serio studio del pef del servizio rifiuti che l’amministrazione afferma di aver richiesto per la prima volta. Ma l’attività dell’aministrazione non si deve limitare a richiede, deve tutelare le casse del comune e di riflesso le tasche dei cittadini: bisognava controllare quanto fornito dall’azienda. Nel recente passato era stato evidenziato che i controlli sul servizio rifiuti non erano stati mai effettuati, ad iniziare dalla più semplice operazione dei quantitativi conferiti. Già lo scorso anno era stata messa in evidenza la discrasia tra quanto dichiarato dal settore ambiente e quanto riportato nel bilancio. Questa amministrazione è stata posta a conoscenza dell’inaffidabilità dei numeri e delle criticità. Il problema è quello di intevenire sulle spese, riducendole, e sull’efficienza che è ancora ben lontana da livelli minimi accettabili.

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