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Ilva: la protesta dell’indotto si è trasferita di nuovo da Roma a Taranto I dipendenti delle aziende hanno occupato un ingresso del siderurgico

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Non vogliono essere messi in libertà. I lavoratori delle aziende dell’indotto Ilva non ci stanno a una soluzione del genere, conseguenza della crisi di liquidità delle imprese che avanzano complessivamente 210 milioni di euro dall’Ilva. Siccome, dall’incontro di ieri a Roma, sono scaturiti impegni a parole nei confronti degli imprenditori da parte del ministro dello Sviluppo economico, in concreto c’è che la sospensione di servizi e forniture, da parte dell’indotto, prosegue. Ne fanno, appunto, le spese i dipendenti di tali aziende. Così, oggi, i lavoratori con le rappresentanze sindacali si sono piazzati davanti all’ingresso fornitori del siderurgico tarantino e hanno rivendicato il loro diritto a non stare in libertà. Confindustria e i sindacati hanno comunque raggiunto un’intesa: i dipendenti, in libertà, non sono stati messi, notizia diffusa in serata.

Se i debiti accumulati venissero onorati, dall’Ilva e da chi ha scritto quel decreto, questo problema oggi non esisterebbe.


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