L’Ilva mette a punto le carte per chiedere il dissequestro dell’altoforno 2 del siderurgico di Taranto. Entro lunedì, è emerso dall’incontro di ieri con i sindacati, saranno completate le procedure e le valutazioni tecniche.
Di seguito un comunicato diffuso da Rosa D’Amato, deputata al parlamento europeo:
“Lo stabilimento Ilva di Taranto è vicino al blocco. Il sequestro dell’altoforno, in cui è avvenuto l’ultimo di una serie di incidenti mortali a danno dei lavoratori, potrebbe dare il colpo di grazia a un mostro che ha solo prodotto morte e inquinamento. Il governo Renzi ne prenda atto e fermi l’inutile e dispendioso piano ‘salva Ilva’. La cappa di impunità concessa da Renzi è servita solo a mettere a rischio la vita di operai e il futuro della città. Se il governo ha davvero intenzione di destinare risorse per il bene di Taranto, chiuda lo stabilimento è avvii un piano di riconversione industriale serio, incentrato sullo sviluppo sostenibile e sulle potenzialità del territorio”. Lo dice l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D’Amato.
“Il report Martin sul piano acciao in discussione in commissione ITRE al Parlamento Ue – continua – deficita di una parte importante, quella relativa al rispetto delle direttive europee e dei trattati sulle emissioni inquinanti che gli impianti siderurgici devono rispettare pessidequamente essendo ad alto impatto su salute e sulle altre economie. Tale rispetto include anche scelte drastiche, ma necessarie di dismissioni degli impianti vetusti ed insostenibili sia economicamente che ambientalmente”.
“Se davvero l`Europa vuole cambiare modello di sviluppo e non mirare sempre e solo alla crescita esponenziale dei consumi, delle merci, dei consumi energetici ma anche di consumi delle risorse naturali – continua l’eurodeputata tarantina – bisogna puntare su un modello di produzione energetica distribuita e non centralizzata e sempre da fonti rinnovabili, e quindi sempre più avvezza all’uso di materiali innovativi e basata sull`economia circolare e sulla sharing economy in modo intenso”.
“Usciamo dalla Seconda rivoluzione e abbracciamo con serietà e coraggio la Terza rivoluzione industriale”, conclude D’Amato.