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“La sua visita a Taranto, la fine di un mondo chiuso” La figura di Paolo VI, proclamato beato. Riflessione di Antonio Scialpi, studioso di storia e filosofia

paolo VI

La proclamazione del beato Giovanni Battista Montini, papa Paolo VI, è di estrema importanza anche per il territorio pugliese. Quello tarantino, quello che ha avuto anche a che fare con la tragedia di Aldo Moro. Sulla figura di Paolo VI abbiamo chiesto una riflessione di Antonio Scialpi, assessore comunale alla Cultura di Martina Franca, una vista all’insegna dello studio e dell’insegnamento della storia e della filosofia:

E’ stato il Papa della modernità.
Ha esplorato nuove strade.
E come tutti gli esploratori era attraversato da grandi dubbi.
Fino a sfiorare il tormento, che si stagliava sul suo volto.
Un papa privo di popolare empatia, ma grande lettore dei “ segni” del tempo nuovo.
Colto ed amico dei grandi pensatori e scrittori del Novecento.
Tra due giganti, Giovanni XXIII (1958-1963) e Giovanni Paolo II ( 1978-2005), guidò la Chiesa nel periodo di grandi trasformazioni sociali e politiche ( 1963-1978), condannato all’oblio per l’efficacia popolare dei gesti del predecessore e del successore.
Figlio di un deputato del Partito popolare di don Sturzo si era formato nel clima di un cristianesimo sociale, quello bresciano, decisamente democratico ed antifascista.
Alla guida della FUCI, aveva conosciuto il giovane Aldo Moro nell’epoca in cui le sedi degli universitari cattolici e dell’Azione cattolica erano presi di mira dai fascisti.
Ma è stato il capo di una Chiesa che voleva tornare alle origini, con il primo viaggio in Terra santa ad incontrare il patriarca Atenagora.
A superare i pregiudizi antigiudaici ed antisemiti,
A parlare alle Nazioni Unite contro la guerra.
Bellissimo il suo afflato in lingua francese “ Jamais plus la guerre”.
Il primo a capire il dramma e le contraddizioni del “ Terzo Mondo”, come si chiamava allora il continente in via di sviluppo, che aveva ed ha fame.
Il Sud del mondo, con la sua enciclica “Populorum Progressio”( 1967), per la prima volta era oggetto di una riflessione sistematica.
Ed anche il sud di Italia, con la sua storica visita all’Italsider di Taranto, nella notte di Natale del 1968, anno cruciale della contestazione sociale e globale.
In mezzo agli operai. Con il casco al posto della tiara.
Sembrava la fine di un mondo chiuso, trionfalistico e lussuoso e l’apertura verso quella pastorale nuova indicata nella “Pacem in terris “ ( 1963) di Giovanni XXIII.
Chiudeva il “ secolo breve” ed apriva il secolo lunghissimo, in cui si sono mossi, con personalità differenti, i suoi successori.
Ma, oggettivamente, tutti hanno dovuto far i conti con le strade da lui esplorate.
Anche sul piano delle scelte morali. Le più contestate, dopo la pubblicazione della “Humanae vitae” ( 1968).
Lì perse le simpatie dei più progressisti. Molti lasciarono.
Quelle dei conservatori non le aveva mai avute. Se ne erano andati già.
Un Papa filosofo, eppure di una grandissima umanità fino a sfiorare il limite di ciò che è “teologicamente corretto” con la sua famosa preghiera dopo l’uccisione di Aldo Moro.
Quasi volesse rimproverare Dio, che non lo avrebbe ascoltato.
Ne rimase così addolorato che morì ( 6 agosto 1978) subito dopo il suo amico pugliese, ucciso dalle Brigate Rosse ( 9 maggio 1978)
Cosa resta del suo pontificato?
La conclusione del Concilio Ecumenico II all’insegna del “ dialogo”. Solo un grande pensatore ci poteva riuscire.
Il Papa dotto ,che fece comunicare al popolo la celebrazione eucaristica non più nella classica lingua latina, che “il popolo di Dio” ignorava.
Il Papa “non comunicatore”, ma che aprì la stagione delle “Comunicazioni sociali” e spianò la strada al dialogo con la cultura moderna.
Il Papa “ aristocratico”, che amava il sud del mondo e di Italia, che sotto sotto apprezzava don Primo Mazzolari, don Milani, che non scomunicò i teologi della Liberazione. L’attenzione a chi aveva fame.
Il Papa “riservato ”, che consentiva la celebrazione delle messe con la chitarra, simbolo dei “ segni” del tempo.
Ma a quei giovani, l’insieme della curia conservatrice impedì nuovi discorsi sull’etica sessuale, in cui si dipana ancora la Chiesa cattolica.

(foto home page: papa Paolo VI, fonte famigliacristiana.it)

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