Oggi pomeriggio a Taranto il ministro dell’Università, Stefania Giannini, inaugura l’anno accademico. Taglio del nastro al politecnico (ore 17,30) poi convegno, sede dell’ex caserma Rossarol. Oggi però esplode, o meglio riesplode, il caso della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università di Bari. Protestano gli ammessi alla facolta, ammessi senza passare dal ricorso. Di seguito una nota diffusa dai promotori dell’iniziativa:
Noi, vincitori del concorso nazionale 2014 per l’ammissione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, regolarmente immatricolati presso l’Università degli studi di Bari, dopo innumerevoli e sovente vani tentativi di dialogo con i docenti e con i giuristi, talvolta mediati dalle associazioni studentesche operanti in facoltà, siamo giunti alla conclusione che l’unico modo per non lasciare inascoltati i nostri più che meritati diritti sia far sentire la nostra voce con ogni mezzo.
L’articolo 34 della Costituzione recita: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Ebbene, noi, superato il suddetto test in quanto idonei nella graduatoria nazionale, regolarmente immatricolati presso l’Ateneo barese, poco prima che i “giochi” fossero ufficialmente chiusi, ai sensi del bando di concorso e ormai certi dell’imminente inizio delle lezioni, abbiamo amaramente appreso che quanto ci spetta di diritto, è di fatto negato da un sistema capzioso in ogni suo ingranaggio.
A seguito dell’esorbitante numero di ammissioni con riserva, avvenute nella sede in cui il ricorrente ha svolto il test e non distribuite sul territorio nazionale, si è dovuto far presto i conti con concreti problemi logistici: la facoltà si è ritrovata ad accogliere quasi il triplo degli studenti previsti dal bando, passando cioè da i 237 immatricolati iniziali a più di 600 iscritti.
Nonostante gli obsoleti e mal funzionanti macchinari in dotazione, inizialmente, si è pensato di ovviare al problema con la teledidattica onde raggiungere e tutelare, nei limiti del possibile, l’insegnamento ad un così vasto numero di studenti. Tale proposta, però, non ha soddisfatto taluni docenti, i quali affermano che la teledidattica potrebbe contribuire soltanto ad un peggioramento nella qualità dell’insegnamento.
In forza di tanto, sono stati indetti i “bandi di vacanza” con procedura d’urgenza, aperti, quindi, anche a docenti di altri atenei, dei quali, allo stato, si ignorano le competenze.
Nel rispetto dei tempi tecnici le lezioni sono state quindi ulteriormente rimandate a data da destinarsi, nonostante i nostri colleghi degli anni successivi abbiano già incominciato le lezioni da diverse settimane.
Va precisato che molti dei vincitori di concorso hanno scelto –e poi ottenuto- l’università di Bari non per ragioni di vicinanza alle proprie abitazioni, ma in considerazione di due semplici parametri: il numero di colleghi non troppo elevato e lo storico corpo docenti.
Non solo dunque non ci è concesso il rapporto “un docente per 80 studenti”, non solo rischiamo di fare lezione con un personale di ignote competenze, ma, a causa dei ritardi nell’inizio dell’anno accademico, ci viene negato il diritto allo studio.
Noi, regolarmente iscritti (non con riserva) all’università di Bari, chiediamo, dunque, con fermezza il rispetto non di un mero interesse, ma di un diritto consacrato nella nostra Costituzione.
VOGLIAMO “SOLO” STUDIARE.
I regolari vincitori di concorso