Di seguito il comunicato diffuso da Confagricoltura Bari e a seguire, il comunicato diffuso da Coldiretti Puglia:
La recente approvazione, da parte della Camera dei deputati, della Legge per il contrasto del caporalato evidenzia, ancora una volta, come la gestione delle normative che riguardano il lavoro, soprattutto agricolo, risenta di stati umorali che nulla hanno a che vedere con la reale necessità, espressa tanto dai lavoratori quanto dalle aziende, di reprimere le forme delinquenziali del caporalato e dare chiarezza e certezze a quanti vogliono lavorare nella legalità e con tranquillità.
La nuova normativa non opera distinzioni tra i “caporali” e le aziende che ne utilizzano i servigi e quanti, invece, commettono infrazioni anche lievi alle regole contrattuali; l’estrema discrezionalità di valutazione del reato, concessa agli organi di controllo, espone tutte le aziende ad azioni punitive che vanno dall’arresto immediato alla confisca dei beni compreso il frutto pendente. Tra l’altro, dulcis in fundo, non viene nemmeno chiarito a fondo il ruolo delle agenzie interinali, soprattutto non viene chiarito quali sono le garanzie di regolarità che tali strutture debbano dare agli imprenditori che ad esse si rivolgono per il reperimento di manodopera soprattutto nelle grandi campagne.
Confagricoltura Bari aveva già espresso le sue preoccupazioni, legate all’approvazione della norma, sia attraverso le pagine dei quotidiani che con note inviate a parlamentari pugliesi di tutti i partiti politici: risultato zero. Il solo gruppo di COR si è astenuto ed ha dato voce, in aula, a quanto sottolineato dalla nostra Organizzazione.
L’operatività della normativa, purtroppo, non lascia possibilità di scelta:
Confagricoltura Bari ha chiesto la sospensione temporanea della trattativa per il rinnovo del contratto provinciale di lavoro degli operai agricoli, nelle more di una riflessione e di un approfondimento dei riflessi che la nuova normativa potrà avere sulla futura contrattazione di settore;
le aziende saranno costrette ad adottare, per la campagna in corso, piani colturali tendenti all’estensivizzazione delle colture;
le aziende saranno costrette alla completa meccanizzazione delle operazioni colturali ,anche attraverso convenzioni ed accordi collettivi con il mondo del contoterzismo, riducendo al massimo l’impiego di manodopera, pur consapevoli di rinunziare, così, a buona parte delle tradizioni contadine che da sempre sono alla base di buona parte dell’agricoltura pugliese. La ricaduta negativa sugli indici occupazionali sarà il risultato di scelte scellerate e di volontà sorde ad ogni ragione.
Riteniamo che il “controllo della fase attuativa della legge”, per quanto convincenti possano essere le rassicurazioni degli organismi governativi, sfuggirà a qualsiasi possibilità di gestione, stante la soggettività valutativa conferita ad ogni agente, di varie forze ed enti che partecipano alle verifiche aziendali, senza alcuna reale possibilità di coordinamento né di interferenza persino da parte degli stessi superiori in grado. Il rischio, quindi, è che una semplice errata valutazione di criticità aziendali possa portare alle conseguenze più gravi quali l’arresto e la confisca.
La nostra Organizzazione porrà in essere tutte le iniziative sindacali perché, LEGISLATIVAMENTE, si trovino elementi correttivi concreti alle storture introdotte da questa normativa, che non sarebbe corretto definire balorda nelle intenzioni ma lo è nei fatti.
—–
“Il ritrovamento del primo albero infetto a Rosa Marina, frutto della ripresa dei monitoraggi che abbiamo sempre ritenuto determinanti per fotografare il reale stato della situazione, è la dimostrazione nei fatti che la Xylella fastidiosa sta avanzando e ciò non ci sorprende. Allo stato attuale la ‘sputacchina’ è allo stadio adulto e sta deponendo le uova che schiuderanno tra la fine dell’inverno e la primavera. Gli olivicoltori non vanno lasciati in balia delle onde, va loro indicato un percorso chiaro, nel pieno rispetto della condizionalità, affinché siano svolte regolarmente in campo le buone pratiche agronomiche, ma anche i Comuni e tutti gli enti pubblici devono garantire pulizia di fossi, canali e buone pratiche nelle aree pubbliche e demaniali. Serve il coinvolgimento di tutti i soggetti della società civile, economica, politica e istituzionale nella lotta senza quartiere all’insetto vettore, seguendone il ciclo biologico, in modo che anche la Puglia non agricola si immunizzi contro gli attacchi della ‘sputacchina’”. E’ il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, a commentare la notizia diffusa dalla Gazzetta del Mezzogiorno di un nuovo caso accertato di infezione ad Ostuni.
In Puglia il 15% della superficie olivicola è coltivata con metodi di produzione biologica. L’olivo copre una superficie pari a circa 55.000 ettari che rappresentano il 32% del totale delle superfici bio, su un totale regionale di 171mila ettari e il 20% della produzione nazionale. In Puglia l’olio è una risorsa preziosa e l’olivo rappresenta il paesaggio, la storia, il turismo e soprattutto occupazione. E’ necessario – secondo la Coldiretti Puglia – che l’attività di profilassi continui inessante, in modo da tutelare il patrimonio olivicolo dell’intera Puglia che rappresenta quasi il 40% della produzione olivicola italiana, conta un fatturato di 522 milioni di euro l’anno. Il tessuto imprenditoriale è rappresentato da 270mila imprese olivicole esistenti, pari al 22% delle aziende italiane.
“Potrebbero essere create straordinarie opportunità di lavoro in agricoltura – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – grazie alla norma regionale sul ReD (reddito di dignità) per rendere efficace una misura dal carattere universale di inserimento di operatori che, se opportunamente formati, potrebbero essere impiegati nelle misure antiXylella dagli Enti Locali nella pulizia delle aree soprattutto demaniali e comunali e dalle organizzazioni dei produttori nell’applicazione delle buone pratiche agricole, previste dalla normativa vigente per contrastare la patalogia, prevedendo potature straordinarie degli alberi di ulivo”.
Al contempo, sul fronte della ricerca scientifica per contrastare il ‘complesso del disseccamento rapido dell’ulivo’ la Puglia, aiutata da una UE più responsabile, potrebbe ispirarsi – secondo Coldiretti Puglia – al modello francese della unità di ricerca congiunta (UMR), un’entità amministrativa, con proprio bilancio, creata dalla partnership di differenti istituzioni scientifiche dai cui organici vengono selezionate le migliori competenze sugli specifici temi di ricerca. Un esempio in campo fitopatologico è l’unità di “Biologia e genetica delle interazioni pianta-patogeno” di Montpellier che studia – aggiunge Coldiretti Puglia – le malattie delle piante, con l’obiettivo di proporre metodi di controllo razionali. I ricercatori del BGPI appartengono a differenti enti di ricerca, come il SUPAGRO, il CIRAD e l’INRA e lavorano in maniera coordinata su virus, batteri e funghi, compresi gli organismi da quarantena e i patogeni per le piante temperate e tropicali. I principali ambiti indagati sono dinamica delle popolazioni di malattie emergenti, meccanismi di patogenicità e resistenza della pianta.
(foto: repertorio, non strettamente connessa alla notizia)