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Variante britannica del corona virus: immunologa tarantina Viola, “sembra ancora improbabile” che diminuisca l’efficacia dei vaccini Stamani vertice Ue

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Di Francesco Santoro:

L’ipotesi che la variante del Coronavirus individuata in Inghilterra possa diminuire l’efficacia dei vaccini messi a punto da Pfizer-Biontech e Moderna «sembra ancora improbabile». A dirlo è l’immunologa pugliese Antonella Viola, che, sulla scorta delle attuali informazioni, rassicura la popolazione ma al tempo stesso non esclude del tutto questa possibilità. «Non sappiamo però quali siano le conseguenze reali di queste mutazioni – prosegue la scienziata tarantina- e se la variante sia effettivamente più contagiosa o più pericolosa. Ma naturalmente è necessario capirlo in fretta. Le analisi sono in corso».

A lanciare l’allarme sulla mutazione del virus sono stati il premier Boris Johnson e il direttore medico del governo inglese, Chris Whitty, il quale ha dichiarato che il New and emerging respiratory virus threats advisory group «ora ritiene che il nuovo ceppo possa diffondersi più rapidamente». Per questa ragione il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha sospeso il traffico aereo da e per la Gran Bretagna e ha vietato l’ingresso nel Belpaese a chiunque «sia transitato nel Regno Unito negli ultimi quattordici giorni». Speranza, ha annunciato, inoltre, che coloro i quali provengono da quel territorio dovranno sottoporsi al tampone, mentre Londra ha introdotto nuove e pesanti misure restrittive in occasione delle festività natalizie e per i prossimi mesi. «Nonostante il clamore di queste ultime ore non ci sono novità rispetto a quanto si sapeva prima: è una variante identificata a settembre nel Kent, che si è ampiamente diffusa nel Regno Unito- prosegue la professoressa Viola-. Presenta diverse mutazioni e molte interessano la proteina Spike- spiega la docente dell’Università di Padova-. Tre di queste destano preoccupazione e potrebbero avere conseguenze nella capacità del virus di infettarci, nella aggressività della malattia e nella resistenza alla risposta immunitaria».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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