Di Franco Presicci:
Sostare per qualche ora nella sua bottega, osservandolo mentre maneggia scalpelli e sgorbia; assistere… alla nascita di un Cristo o di una Madonna provocano una di quelle emozioni che non capitano ogni giorno. E chi l’ha provata non resiste alla voglia di raccontarla. Angelo Solito, 63 anni, spiega i momenti del suo lavoro mentre lo realizza, battendo la mazzuola sullo scalpello, che incide, scava, fa emergere opere prestigiose: troccole e croci e volti con barbe, baffi, capelli, che sembrano dire: “Ecco, sono uscito dalla prigione di legno, faggio o palissandro, noce o mogano o fragno pugliese che siano”. Lui, Angelo, pacato, solleva il capo soddisfatto, analizza la sagoma e la depone su un banco una mensola, già pieni “de perdùne” del Carmine o di San Domenico e “currùchele” efficacemente decorati…
Fisso lo sguardo sul un’Addolorata con la sua espressione dolente e la immagino in attesa d’ incontrare, la notte dei Misteri, il figlio dal corpo flagellato; e si accoda alla processione della Settimana Santa che calamita a Taranto cittadini e turisti provenienti anche dall’estero. Chi non ha potuto muoversi, quindi non è presente all’atteso evento, lo pensa, lo sogna. Intanto i simulacri vengono portati sulle spalle attraverso le vie della città tra persone che piangono o implorano la grazia o pregano sui marciapiedi affollatissimi, mentre s’impone il gracchiare della troccola, tavola di legno fornita di quattro maniglie di ferro e di 140 anni di esistenza. Ammirevoli quelle fatte dall’artista Angelo Solito, in noce, faggio e fragno pugliese, di due metri e 25 centimetri, una consegnata al sacerdote don Andrea Morato della chiesa di San Giovanni di Dio, oggi Santissimo Crocifisso Miracoloso. Un confratello, Antonio Mancarella, nel 2017, l’ha portata da piazza Carmine a piazza Maria Immacolata, durante la processione dei Sacri Misteri. Un altro confratello, Felice Bonomo, della chiesa del Santissimo Sacrificio, l’’ha usata due anni consecutivi (nel 2021 e 2022) in un’altra processione.
Che soddisfazione per Angelo Solito! Sei anni fa il postino ha suonato alla porta del priore della confraternita del Carmine, Antonello Papalia, consegnando un lettera del Vaticano, in cui si chiedeva una troccola italiana per il Museo internazionale dei riti della Settimana Santa di Valladolid (Spagna), dove adesso fa bella mostra di sé. Ad eseguirla a regola d’arte, in legni diversi, Angelo, che l’ha consegnata con una Croce dei Misteri.
Solito, 63 anni: nato il 29 luglio del ‘61, nella città vecchia in vico Ospizio, vicino alla Cattedrale. Allora tra quegli intrecci di “vichele”, “strittele”, posterle, si aprivano tanti negozi, e lui se li ricorda tutti: quello di dolciumi e giocattoli di Angelo Schena, detto “Angelo ‘u gràtta gràtte” (“absit injuria verbis”), la cantina di Francesco Sommaruga, detto “Ciccio”…
Quando era ragazzino (circa 14 anni) la mamma lo mandava in via Regina Elena in una bottega, in cui arrivavano i pianoforti da risistemare. E lui osservava, imparava, tallonava la mano del maestro con singolare interesse; e non gli sfuggiva dunque la sua abilità di penetrare con la sgorbia nel cuore del legno. A 18 anni si arruolò nella polizia penitenziaria, facendo la scuola a Portici e l’inizio del servizio a Bergamo, dove conobbe anche grossi personaggi della malavita lombarda. Successivamente fu trasferito a Verona, poi a Firenze, dove trovò il maestro Mauro Pieroni, che gli insegnò altre tecniche, che lui adotta oltre che per la Madonnina d’intaglio pulito, per le chiocciole e per le foglie di acanto e di altri fiori. A Pistoia frequentò, dall’86 al ‘93, il laboratorio di un famoso scultore, di cui momentaneamente ricorda soltanto il nome di battesimo, Edmondo (la memoria a volte si blocca), dal quale, quando era libero dal servizio, andava a sgrossare il legno, che poi l’artista rifiniva. Così il talento di Angelo veniva sempre più
alla luce e la sua passione si faceva più profonda. Solito ha anche ridato vita a statue invase dai tarli e destinate quindi a sbriciolarsi. “In quella bottega usavamo il cirmolo, il tiglio, il noce, il mogano, il palissandro. Tornato a Taranto ho preso a maneggiare il fragno pugliese (‘presente solo nella nostra regione e in Basilicata’), con cui ho realizzato anche oggetti di uso casalingo e giochi come mortai, in dialetto “pisasale”, e “curruchele”, che i ragazzi una volta facevano vorticare in strada, dando “azzugnàte” (colpi con la punta) a quelli degli avversari sconfitti, la cui gloria cresceva con le “azzugnate” subite. Solito tra l’altro si sa raccontare. Fluido come l’acqua della fontana; e ogni tanto sono costretto a fermarlo, perché devo pur prendere appunti: la mente non regge alla velocità di tanti particolari. Lo ascolto con attenzione e piacere, divorando le parole, e lui va avanti spedito: ”Ho fatto anche la Croce dei Misteri per la Chiesa di Sant’Egidio e per la quella della Madonna della Scala; un’altra si trova in una chiesa di Bari. Ho anche restaurato la Croce dei Sacri Misteri del tempio di Gesù Lavoratore al rione Tamburi…”. Non si contano i lavori di Angelo: centinaia e centinaia “le perdùne”, una cinquantina le troccole, sparse in tante città e paesi; volti di santi… Instancabile, passa ore e ore nel suo laboratorio, spingendo la sgorbia sui limiti di un disegno di una figura o sulle facciate di una troccola…
La sua bravura non l’ha ereditata da nessuno, in famiglia aveva soltanto uno zio ebanista, deceduto tanti anni or sono. Il padre, del ‘19, coltivava cozze e ostriche nel Par Piccolo, “’u màre peccerjidde”, come lo chiamava il poeta Alfredo Lucifero Petrosillo. Angelo Solito ha avuto degli ispiratori, che gli hanno insegnato le tecniche, ma la virtù dell’artista ce l’aveva già dentro, nell’anima, nel cuore. Ha fatto tutto con i legni, ridando dignità anche a comò, armadi, piedi di tavolo intarsiati e zoppicanti.
Gli domando notizie sul cirmolo, legno di cui è in grado di snocciolare la storia, le caratteristiche, i pregi; e la risposta viene in un baleno: “È pregiato, deriva da un albero sempreverde, che da noi cresce soprattutto sulle Alpi”.
È istruttiva, oltre che gradevole, la narrazione di Angelo Solito, che come Nicola Giudetti è in grado di parlare a lungo della nostra città, la nostra culla, il nostro nido, il nostro rifugio, con memorie mai appannate di persone, fatti, situazioni, soprannomi ormai da tanti dimenticati.
Devo nuovamente ringraziare Antonio De Florio, comandante di “Foto Taranto com’era” su Facebook e regista di video eccezionali, per le immagini e per le musiche, perché è stato lui a indicarmi Angelo Solito, che parla volentieri della sua arte, senza enfasi, ma con umiltà, amabilità, come si conviene ad un artista di qualità. Un artista legato alla Bimare, ai suoi tramonti, ai suoi ponti, al giardino delle cozze e ai suoi coltivatori, ai quali Saverio Nasole dedicò una bellissima poesia.
L’intervista ad Angelo l’ho fatta in dialetto, il nostro dialetto, adorato, sospirato, che da ragazzi ci veniva impedito, come può confermare Antonio Fornaro, signore, docente, celebrante della nostra parlata. Che dire del troccolante? Qual è la sua funzione nelle processioni della Settimana Santa. Appare alle 17 del Venerdì Santo sulla soglia della chiesa del Carmine accolto dal silenzio assoluto della folla, annuncia l’uscita dei simulacri; e dopo aver agitato con una mano lo strumento va “lento pede”, “nazzecànne”, verso la piazza di fronte. Dietro di lui s’incolonna la banda, quindi escono le statue: il Gonfalone, la Croce dei Misteri, Cristo all’orto, la Colonna… Tre le bande, oltre a quella posizionata dietro il troccolante, che è un elemento importante in questa processione che si snoda da via D’Aquino a via Regina Elena, alla chiesa di San Francesco di Paola.
La processione si svolge fra sacro e profano, manifestazioni di fede, emozioni e spettacolo. Dura tutta la
notte e il popolo vi partecipa numeroso, mai sparpagliato. Angelo Solito è anche lui un confratello. È noto
l’impegno con cui fa “perdùne”, “tròcchele” e anche stemmi delle forze di polizia, fregi araldici. “Una mia troccola si trova a Sorrento”. Elenca i suoi esemplari e i sacrari che li custodiscono man mano che gli si presentano in testa. L’arciconfraternita di Massafra lo ha premiato con una targa. Altro premio dall’ex priore di un’altra confraternita, Franco Zito, nel 2008, per lo stemma araldico fatto per la stessa. Un incontro, questo, che mi ha reso anche felice. Angelo è una persona che sembra venire da lontano, dai tempi in cui un uomo era un uomo e non un’isola.
(foto interna: Angelo Solito e Mauro Pieroni)