Di seguito il comunicato:
Sabato 22 e domenica 23 marzo tornano per la 33ª edizione le Giornate FAI di Primavera, il principale evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, organizzato dal FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano ETS grazie all’impegno e all’entusiasmo di migliaia di volontari: 750 luoghi in 400 città saranno visitabili a contributo libero, grazie ai volontari di 350 Delegazioni e Gruppi FAI attivi in tutte le regioni.
Un’edizione speciale, in occasione dei cinquanta anni dalla nascita del FAI – fondato nel 1975 da Giulia Maria Crespi e Renato Bazzoni, con Alberto Predieri e Franco Russoli – che anche attraverso le Giornate FAI di Primavera ribadisce la missione culturale che la Fondazione svolge a fianco delle istituzioni, con i cittadini e per il Paese, e che si realizza nella cura e nella scoperta di tanti luoghi speciali – oltre 13 milioni visitatori, 16.290 luoghi aperti in oltre 7.000 città in 32 edizioni – con lo scopo di educare la collettività alla conoscenza, alla frequentazione e alla tutela del patrimonio di storia, arte e natura italiano.
Le Giornate FAI rappresentano un momento di crescita educativa e culturale e di condivisione, strumenti essenziali per affrontare un mondo libero. Un percorso di cittadinanza che coinvolge istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati, che in numero sempre maggiore vi collaborano grazie a una vasta e capillare rete territoriale, con un unico obiettivo: riconoscere il valore del nostro patrimonio culturale e con esso la nostra identità di cittadini europei.
“Da oggi e senza incertezza anche noi del FAI dobbiamo avere ancora più chiaro che ogni nostra azione sociale ed educativa debba concorrere al rafforzamento di una comune coscienza europea e affido dunque a questa edizione delle Giornate FAI del cinquantennale e alle 750 piazze italiane – che esse virtualmente rappresentano – l’auspicio che la nostra festosa, concreta e appassionata manifestazione del 22 e 23 marzo possa essere proposta, vissuta e percepita in questa ottica più ampia, più civile, più militante. Il mondo, e non solo noi europei, ne ha un immenso e drammatico bisogno. Viva l’Europa!” ha dichiarato Marco Magnifico, Presidente FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano.
Le Giornate FAI di Primavera anche in questa edizione attraverseranno il territorio italiano – da Nord a Sud del Belpaese, aprendo luoghi insoliti e normalmente inaccessibili oppure poco noti e valorizzati – per continuare assieme a meravigliarsi di fronte alla sorprendente vastità del patrimonio italiano, una festa con le persone e per le persone: 750 luoghi saranno infatti aperti in tutta Italia grazie a migliaia di delegati e volontari del FAI e agli Apprendisti Ciceroni, giovani studenti – cittadini di domani – appositamente formati per raccontare le meraviglie del loro territorio. Una mappa italiana, variegata e inaspettata (elenco completo dei luoghi visitabili e modalità di partecipazione dall’11 marzo su www.giornatefai.it): borghi, palazzi storici, luoghi di ricerca e innovazione, di archeologia industriale, case private, botteghe e luoghi di antichi mestieri, luoghi che ci raccontano di altre culture, luoghi in cui è in corso un restauro, luoghi di natura e cultura. Saranno proprio le Giornate FAI di Primavera per due giorni a dare voce a tanti luoghi e a ricordarci di dar loro attenzione, per raccontare e valorizzare le meraviglie e i tesori nascosti che ci circondano, promuovendone la conoscenza, la cura e la tutela. Una missione culturale verso il patrimonio italiano che coinvolge tutti, perché appartiene a tutti.
Tra le tante aperture proposte, alcune saranno dedicate agli iscritti al FAI e a chi si iscriverà durante l’evento. Verranno inoltre riaperti luoghi particolarmente apprezzati e visitati nelle scorse edizioni. Ad ogni visita sarà possibile sostenere la missione e le attività della Fondazione con una donazione.
Le Giornate FAI di Primavera si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). Partecipare alla visita con una donazione significa sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Ogni Iscritto al FAI e chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento potrà beneficiare dell’accesso prioritario in tutti i luoghi e di aperture dedicate. Sottoscrivere la tessera FAI significa diventare parte di un grande progetto e rappresenta un atto d’amore per l’Italia.
Inoltre, fino al 30 marzo 2025 si potrà sostenere la missione del FAI donando con un SMS o una chiamata da rete fissa al numero 45584. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, Iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali. Sarà di 5 o 10 euro per le chiamate da rete fissa TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb, Tiscali, Geny Communications e, sempre per la rete fissa, di 5 euro da Convergenze e PosteMobile.
Ecco alcune delle aperture più interessanti in PUGLIA:
BARI
Palazzo di Città
Il Palazzo di Città, che ingloba il celebre Teatro Piccinni, divenne sede del Municipio di Bari nel 1863. Il percorso di visita proposto in occasione delle Giornate FAI di Primavera offrirà un’esperienza unica, ricca di arte e storia, alla scoperta di questo elegante edificio, simbolo della vita pubblica di Bari. Al piano terra, nell’androne, si potrà ammirare l’installazione di Giuseppe Caccavale, “La libertà italiana nella libertà del mondo”, inaugurata nel gennaio 2024 in occasione dell’ottantesimo anniversario del Congresso di Bari del CLN. Si raggiungerà poi il primo piano dove si trovano la Sala Massari, dedicata al primo deputato post-unitario di Bari, e la stanza del Sindaco, con soffitto decorato da Nicola Colonna all’inizio del Novecento, caratterizzato da puttini che sorreggono lo stemma cittadino e allegorie dei continenti, e una scrivania intagliata con stemmi cittadini. La Sala Consiliare, affrescata da Mario Prayer negli anni Trenta, presenta invece 18 lunette allegoriche sulle attività locali e una matrona che simboleggia Bari. Gli iscritti FAI e chi si iscriverà in loco avranno la possibilità eccezionale di entrare nel Teatro Piccinni, progettato dall’architetto Antonio Niccolini e inaugurato nel 1854: potranno salire sul palcoscenico e accedere al retropalco, dove si potranno ammirare le macchine sceniche, infine visitare il sottotetto del teatro, uno dei pochi originali in legno, sopravvissuto ai secoli.
FASANO (BR)
Tempietto di Seppannibale
Nel cuore della Piana degli olivi monumentali, si erge il tempietto di San Pietro Veterano di Fasano, meglio conosciuto come “Seppannibale”, raro esempio di architettura longobarda in Puglia e vero e proprio unicum nel panorama dell’architettura altomedievale. Questo piccolo capolavoro architettonico di 8 metri per lato presenta una pianta a tre navate; la struttura è costruita con blocchi irregolari di calcarenite, materiale facilmente reperibile nella zona, disposto in modo regolare senza l’uso di altri materiali. Ciò che lo rende straordinario è la copertura della navata centrale, composta da due cupole in asse, appoggiate su mensole e nicchie angolari, che permettono il passaggio dalla pianta quadrata alla forma circolare delle cupole. I pilastri e semipilastri sono adornati con capitelli e semicapitelli decorati con motivi di foglie, che aggiungono un ulteriore elemento di eleganza e raffinatezza. Oggi fa parte della masseria Seppannibale Grande, dalla quale prende il nome. Il percorso di visita durante le Giornate FAI svelerà al pubblico un eccezionale ciclo pittorico longobardo dell’VIII secolo, raffigurante scene bibliche ed episodi tratti dall’Apocalisse di Giovanni. Gli affreschi sono caratterizzati dalla presenza, sullo sfondo, di elementi naturalistici che li accomuna ad altri grandi capolavori dell’arte longobarda conferendo profondità e realismo alle rappresentazioni.
BRINDISI
Castello Svevo
Detto anche Castello di Terra o Castello Svevo-Aragonese, è oggi sede del Comando della Brigata Marina San Marco, che ne cura la manutenzione e la conservazione. Fu costruito per volere di Federico II nel XIII secolo, per essere successivamente restaurato dagli Angioini e ampliato nel XV secolo dagli Aragonesi, nonché ulteriormente rinforzato da Carlo V nel XVI secolo. All’inizio del XIX secolo venne adibito a penitenziario; tra il settembre 1943 e il febbraio 1944 fu residenza di re Vittorio Emanuele III, della regina Elena e del maresciallo Badoglio che, in fuga da Roma, stabilirono qui la loro base promuovendo Brindisi a temporanea capitale della nazione. Con l’Unità d’Italia il castello divenne, infine, sede di Comando della Marina a Brindisi. La struttura prevede una difesa naturale sul lato rivolto al porto interno della città e sugli altri tre lati sussiste un profondo fossato. Le numerose modifiche impresse nel corso dei secoli furono tutte legate alle di volta in volta emergenti esigenze belliche: fu costruita una nuova cinta muraria e il fossato coperto da volte per ospitare uomini in armi e la popolazione in caso d’emergenza. L’impianto del castello venne ulteriormente fortificato sul lato del mare nel XVI secolo. Durante le Giornate FAI si avrà occasione di visitare la Sala “Federico II”, con preziose tele raffiguranti personaggi e scorci legati alla città brindisina, e la splendida chiesetta dedicata alla Stella Maris.
LECCE
Palazzo Bernardini
Palazzo Bernardini è un’esclusiva residenza nobiliare di impianto cinquecentesco, nel cuore del centro storico di Lecce. Frutto della fusione di tre edifici, il più antico dei quali di origine rinascimentale, accorpati dalla famiglia Mandoj nella seconda metà dell’Ottocento, alla sua conservazione e valorizzazione si dedica tuttora l’attuale proprietaria Isabelle Oztasciyan. Il Palazzo custodisce la decima parte di una pinacoteca del ‘600; un’antica biblioteca con mobili impero di fattura napoletana e volumi di storia, letteratura italiana, straniera, teatrali, religiosi, scientifici, un calendario religioso del 1603, che riporta le principali festività religiose fino all’anno 5000, e una collezione di incisioni antiche. Inoltre, in una sala è stata ritrovata una cassaforte murata del XV secolo con lo sportello girevole in pietra leccese. In occasione delle Giornate FAI si potranno visitare i saloni del primo piano con gli affreschi settecenteschi e i fregi decorati in cartapesta, le antiche pavimentazioni – tra cui un mosaico ottocentesco con motivi floreali della Manifattura leccese Peluso -, le maioliche ottocentesche dell’antica Manifattura Paladini di San Pietro in Lama, le maioliche napoletane, nonché i pavimenti di basoli. Al piano terra, saranno aperti al pubblico una biblioteca a carattere religioso con testi in varie lingue ufficiali – italiano, greco, turco, armeno, francese, inglese, tedesco, griko salentino e grecanico calabrese -, nonché un antico giardino, che conserva un imponente albero di Araucaria, un glicine secolare e altre piante ornamentali ottocentesche.
MATINO (LE)
Itinerario nel borgo
Le strittuledde (stradine strette e tortuose), incrociandosi come una fitta rete da pescatore, indicano il percorso verso le affascinanti corti e cortili del borgo antico di Matino. Dimostrazione di un passato dove le persone vivevano in piccole abitazioni con uno spazio in comune tra pile (vasche in pietra) per il bucato, pazzuli (sedili in pietra) per riposarsi, mignani per affacciarsi, granai e silos per conservare gli alimenti e le fontane pubbliche sinonimo di incontro e condivisione. Tra i molti luoghi che rendono unico il borgo spiccano il Palazzo Marchesale, residenza storica dei Marchesi del Tufo – imponente nel suo gusto neoclassico con tipicità barocche -; la Chiesa Madre dedicata a San Giorgio patrono della città; l’Arco della Pietà, ovvero l’ingresso all’antico borgo, con la sua volta a crociera ogivale che quasi protegge la chiesa adiacente. Sono numerose inoltre le edicole votive, incastonate nelle murature, esempi di una forte devozione popolare. Una vera città sotterranea testimonia infine la presenza di un grande insediamento rupestre articolato in diversi ambienti ipogei: cantine, ricoveri per animali con mangiatoie, frantoi che caratterizzavano la vivace attività olearia.
PUTIGNANO (BA)
Grotta di San Michele in Monte Laureto
L’antichissima grotta santuario di San Michele Arcangelo in Monte Laureto sorge su una collina boscosa fra Putignano e Noci ed è inglobata nella maestosa struttura di un antico e rinomato Ospedale dedicato ai malati di tubercolosi denominato “Sanatorio”. Risale al Cretaceo Superiore (circa 100milioni di anni fa), è lunga 30 metri, larga 17 e alta 6 ed è tuttora in continua evoluzione geologica, proseguendo la sua aggregazione calcarea grazie all’assorbimento delle acque piovane della zona. In qualità di grotta santuario, fu proprietà nel tempo di diversi ordini religiosi, meta già nel Medioevo di pellegrinaggio e frequentata dai fedeli che intraprendevano il proprio cammino spirituale verso Monte S. Angelo sul Gargano. Nel 1506, con l’arrivo dei Carmelitani, la chiesa si arricchì di diverse testimonianze artistiche, fra cui la scultura lapidea policroma di S. Michele opera del virtuoso scultore del Rinascimento Stefano da Putignano, mentre sulla parete frontale era già presente un pregevole affresco del XIV sec. Nel 1809 la chiesa ipogea passò al demanio pubblico e nel 1812 fu ceduta dapprima al Regio Albergo dei Poveri di Napoli, quindi alla famiglia Acquaviva d’Aragona, e nel 1864 al marchese Lorenzo Romanazzi Carducci. Oggi proprietà della A.S.L. Bari, è stata recentemente affidata in comodato al Comune di Putignano e accessibile solo in rare occasioni. Si presenta con un ingresso monumentale costituito da un arco di fattura gotica mentre la facciata è sormontata da un piccolo campanile a vela. Durante le Giornate FAI di Primavera i visitatori avranno l’opportunità di conoscerne gli aspetti storici, artistici e paesaggistici con i Volontari FAI e i giovani Apprendisti Ciceroni del polo liceale Majorana Laterza di Putignano. Inoltre, in esclusiva per gli iscritti FAI e per chi si iscriverà in loco sarà organizzata un ciclo di visite speciali, in orari dedicati, al Sanatorio Climatico di San Michele in Monte Laureto, vera e propria cittadella della salute in stile razionalista, nonché il più grande edificio di questo genere in Puglia.
MELENDUGNO (LE)
Roca Nuova e Roca Vecchia
Roca Nuova è un affascinante borgo disabitato nel cuore del Salento, piccolo ma suggestivo villaggio fortificato sospeso nel tempo, rimasto quasi immutato rispetto a 500 anni fa. Fu fondato alla metà del XVI sec. dai profughi di Roca Vecchia, distrutta perché diventata covo piratesco. Dal Settecento inizia una graduale e inesorabile decadenza, causata anche dalla presenza della malaria, sino al totale abbandono nella prima metà del XX secolo. Nella piazza centrale svetta la Torre-castello, mentre intorno si sviluppano, su stradine regolari, le abitazioni a schiera; alle spalle della fortezza si ergono la Chiesetta dedicata a S. Vito e un mulino; attigua all’edificio, la piccola prigione semi-ipogea con incisioni fatte dai prigionieri. Tutt’attorno si sviluppano le abitazioni, addossate al muro di cinta e costituite da diversi ambienti, tra cui la cucina con camino e piccolo cortile posteriore. La chiesetta, più volte rimaneggiata, conserva l’altare maggiore dedicato a S. Giorgio e un affresco della Madonna col Bambino proveniente da un’altra chiesa.
Affacciata sul mare Adriatico in una zona caratterizzata da ripide falesie di calcarenite, Roca Vecchia è un sito archeologico tra i più importanti del Mediterraneo. Approdo strategico per le rotte di navigazione tra l’Egeo e il Mediterraneo centrale, le ricerche archeologiche hanno documentato una lunga e ininterrotta presenza umana di circa 3500 anni, dall’inizio del Bronzo medio. Dopo un periodo di decadenza, il sito conobbe una ripresa insediativa, tra la fine del XIII e la prima metà XIV sec., con la fondazione di una cittadella militare fortificata. Nel 1480 subì l’invasione turca, ma la fine del borgo, coincide, alla metà del XVI secolo, con la fondazione di Roca Nuova. Il sito si sviluppa su due aree adiacenti ma distinte, denominate “Località Grotte della Poesìa” e “Località Castello”. Importante è la grotta-santuario “della Poesìa piccola”, sulle cui pareti di roccia sono incisi testi votivi in messapico e latino dedicati a una divinità locale. Tutta l’area conserva resti di tombe a fosse e strutture abitative di epoca messapica. Sull’area Castello restano le imponenti mura di fortificazione dell’età del Bronzo medio con la monumentale porta urbica e le postierle; al centro è ubicata la cittadella militare medievale, mentre a nord è situata la grande Capanna-Tempio dell’età del Bronzo finale. Sul lato settentrionale sono visibili ancora i resti delle fortificazioni medievali e la porta nord, con il tratto delle mura messapiche. Sull’isolotto di fronte si erge la torre di guardia del 1568.
SANNICOLA (LE)
Abbazia di San Mauro
L’Abbazia di San Mauro sorge su una collina rocciosa a 70 metri sul livello del mare, con vista sulla costa che collega Gallipoli a Lido Conchiglie, denominata Serra dell’Altolido. Dichiarata monumento nazionale nel 1968, grazie a interventi recenti, è stata valorizzata e resa accessibile attraverso una nuova e suggestiva sentieristica, con scalini scavati nella roccia. Il più antico documento sull’Abbazia risale al 1111-12, mentre la prima donazione è del 1149. Fino al 1227 si registrano continui passaggi di beni al monastero, segno della devozione locale, ma già dal 1268 la progressiva latinizzazione portò al declino del rito greco in Salento. Nel 1325 la chiesa fu addirittura sede episcopale, ma con il tempo cadde in rovina, come riportato da visite pastorali, fino all’abbandono definitivo. Chiesa di piccole dimensioni, costruita in tufo locale, l’Abbazia si integra perfettamente con il paesaggio circostante. La facciata è semplice, arricchita da un campanile a vela riconducibile all’architettura bizantina; all’interno si presenta a pianta rettangolare a tre navate sorrette da sei pilastri quadrangolari, con volte a botte nella navata centrale e a quarto di cerchio nelle laterali. Le pareti, le volte e i pilastri sono completamente affrescati, anche se in gran parte deteriorati. Gli affreschi, realizzati probabilmente nel XIII secolo, raffiguravano scene della vita di Cristo e figure di Santi, Evangelisti e Profeti, opera di maestranze greche.
TRICASE (LE)
ACAIT – FAI protagoniste: Le donne tabacchine
Agli inizi del XX secolo, la coltivazione del tabacco rappresentava un elemento chiave per la modernizzazione dell’agricoltura salentina e per l’integrazione del reddito contadino, garantendo alle operaie tabacchine un’occupazione per diversi mesi all’anno. Nel 1902 venne costituito a Tricase il “Consorzio Agrario Cooperativo del Capo di Leuca”, grazie all’adesione di 96 soci. In seguito, per obbligo di legge, la società anonima a responsabilità limitata assunse la denominazione di “Azienda Cooperativa Agricola Industriale del Capo di Leuca”. Acquisito nel 2003 dal patrimonio comunale con l’obiettivo di avviare un programma di riqualificazione per trasformarlo in un centro culturale polivalente, l’ex ACAIT di Tricase ha subito nel 2016 un cedimento strutturale a causa delle precarie condizioni statiche. L’ACAIT si è distinto per la sua modernità, non solo nella produzione, ma anche nei servizi sociali: fu tra le prime aziende a istituire un asilo nido aziendale, anticipando le normative nazionali e regionali in materia. All’interno dell’ex ACAIT sarà visitabile la mostra “Fumeremo popolari”, che attraverso immagini, documenti e testimonianze racconta la storia della manifattura di tabacchi orientali di Tricase, dalla fondazione nel 1902 alla trasformazione in ACAIT nel 1938. L’esposizione offre uno spaccato di realtà consortile dinamica, che per quasi un secolo ha inciso sullo sviluppo socio-economico del basso Salento. In un panorama in cui le cooperative erano diffuse soprattutto al Nord, il Consorzio di Tricase rappresentò un esempio significativo per il Mezzogiorno. La ricerca documentaria ha riportato alla luce la sua attività diversificata, restituendo alla comunità un prezioso frammento della propria storia e identità.
Palazzo Gallone
Si racconta che tra il X e l’XI secolo esistessero tre Casali e che, dall’unione di essi, sia nato il primo nucleo di abitazioni che diede il nome alla cittadina. Dal 1558 al 1806, fino all’eversione delle feudalità, Tricase fu dominio dei principi Gallone, nobile famiglia, probabilmente indigena di Terra d’Otranto, la cui ultima erede, Maria Bianca Gallone, poetessa e scrittrice, è morta nel 1982. Sede del Comune di Tricase, Palazzo Gallone è il principale monumento della città. Fu edificato nel XV secolo, quando Stefano Gallone, avuti in permuta dall’Universitas il torrione e la torre a ovest, diede il via alla costruzione del palazzo sui resti di una vecchia dimora baronale. Il fronte dell’edificio si presenta con un aspetto austero, ingentilito dalle decorazioni nel portale con lo stemma della famiglia, mentre la facciata orientale si sviluppa su tre piani con un loggiato ad architrave. All’interno, gli ambienti del piano terra contavano un mulino, un forno, le stalle e i magazzini; il piano nobile, invece, prevedeva cinque appartamenti e una Sala del Trono. Oggi, i portali, le volte, i caminetti, gli stemmi, i fregi nonché i soffitti lignei ricordano lo sfarzo dell’epoca. Tra le altre curiosità, una serie di preziosi graffiti risalenti all’attacco dei Turchi decorano le pareti delle prigioni ipogee.
MINERVINO MURGE (BT)
Castello di Minervino
A 450 metri di altitudine, il Castello di Minervino domina da uno sperone roccioso il panorama dell’Alta Murgia – la valle Ofantina con le antiche vie della transumanza – e costituisce il nucleo originario del quartiere medievale del paese, noto come “Il Balcone delle Puglie”. Sorto come fortezza nell’XI secolo, fu nel corso dei secoli assediato e abitato da diversi feudatari. Il primo fu il conte normanno Raimfrido, seguito da varie dinastie di rilievo, tra cui i Pipino, i Del Balzo, i Del Balzo Orsini e i principi Pignatelli. Tra gli altri abitanti illustri, Isabella del Balzo, che divenne Regina di Napoli dopo il matrimonio con Federico d’Aragona; Antonio Pignatelli, futuro Papa Innocenzo XII, qui trascorse la sua infanzia. Gli ultimi feudatari furono i Tuttavilla, che mantennero il dominio fino alla soppressione del feudo nel 1806, e che lo rinnovarono secondo lo stile dell’epoca, trasformandolo in un Palazzo Ducale. Nel 1900 fu acquistato dal Comune, per destinarlo a sede municipale. Costruito da maestranze locali, del suo nucleo più antico restano visibili i contrafforti della sezione nord. Due stemmi di Giovanni Pipino, in parte scalpellati, testimoniano il suo intervento nel XIII secolo, mentre importanti modifiche furono apportate nel XVII secolo dal principe Marzio Pignatelli, che realizzò l’area sud, destinata agli appartamenti di rappresentanza, e una scalinata monumentale. In occasione delle Giornate FAI si visiteranno il Museo Archeologico, la pinacoteca donata dal maestro Michele Roccotelli e la Biblioteca Comunale. In via eccezionale, sarà inoltre possibile accedere a una terrazza panoramica solitamente chiusa al pubblico, dalla quale si potrà godere di una vista spettacolare a 360 gradi. Per ammirare al meglio il paesaggio, i visitatori avranno a disposizione un cannocchiale.
FOGGIA
Specola V. Nigri
La Specola meteoro-sismica di Foggia è stata istituita nel 1876 a opera di Vincenzo Nigri. Inizialmente fu allocata nei locali dell’antico campanile di San Gaetano nel Liceo comunale e le osservazioni cominciarono a essere eseguite con regolarità nell’aprile del 1877, grazie agli strumenti messi a disposizione dall’Ufficio centrale di meteorologia, che raccoglieva mensilmente i dati nel Bollettino demografico-meteorico. Negli anni successivi le osservazioni meteorologiche cominciarono a essere irregolari a causa della morte di alcuni collaboratori e delle difficoltà finanziarie. Dopo varie vicissitudini che ne causarono l’abbandono, dal 1893, con la direzione del professor Giovanni Siliprandi, l’istituto riprese la sua attività, ma l’incuria che affliggeva gli strumenti ne compromise il funzionamento. Nel 1894 la Specola fu ceduta al Municipio di Foggia e aggregata all’Ufficio d’igiene. La direzione fu affidata nuovamente a Nigri fino al 1906, anno della sua morte, e fu ereditata dalle generazioni successive. Tutt’ora in funzione, l’osservatorio è composto da una sezione sismica, istituita nel 1894, e una meteorologica, che trova sede nel palazzo sede dell’Accademia di Belle Arti. Riaperta al pubblico in anni recenti dall’amministrazione comunale, vi si possono ammirare le strumentazioni antiche e moderne per la rilevazione dei movimenti sismici del territorio.
CASTELNUOVO DELLA DAUNIA (FG)
Chiesa di Santa Maria Maddalena e Convento dei Frati Minori
Alla estremità nord di Castelnuovo della Daunia, al termine di un viale alberato, sorgono il Convento dei Frati Minori e la Chiesa di Santa Maria Maddalena. Risalgono entrambi alla seconda metà del Cinquecento e furono edificati per volontà del marchese Francesco de Sangro, il cui stemma araldico è visibile sia sulla cornice della tela raffigurante la “Madonna con la Maddalena e il beato Oderisio de’ Sangro”, posta nell’abside, sia sui peducci della volta che sovrasta l’altare maggiore. L’esterno della chiesa, dalle linee semplici, è impreziosito dal rivestimento in pietra a vista e dal raffinato portale in marmo rosso di Cottarello, finemente scolpito, esempio di romanico pugliese recuperato dal convento di San Matteo in Scurgola. L’interno, a tre navate, conserva tracce dei rimaneggiamenti settecenteschi, con pilastri e volte arricchiti da eleganti stucchi ornamentali. Tra le opere di maggior pregio si annoverano un organo del XVIII secolo con balaustra decorata, la statua lignea dell’Immacolata Concezione realizzata nel 1763 da Paolo Saverio Di Zinno e diverse tele di fine Seicento attribuite a Benedetto Brunetti. Il convento, invece, si distingue per il chiostro cinquecentesco con una grande cisterna e per la sala intitolata a Giovan Battista Trotta, al primo piano, che ospita arredi sacri, tele e reliquiari. Oltre all’affascinante centro storico che ospita i monumenti, il borgo è inoltre rinomato per le sue acque termali e per la vicina Riserva Naturale della Cappellina.
TARANTO
Ex Baraccamenti Cattolica
Gli Ex Baraccamenti Cattolica sorgono nelle immediate vicinanze dell’ingresso monumentale dell’Arsenale come parte di un complesso che attualmente comprende il Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto. Intitolata all’ammiraglio Pasquale Leonardo Cattolica (1854-1924), l’area era destinata anticamente a funzioni funerarie e produttive, per divenire in seguito centro di raccolta e smistamento degli equipaggi militari marittimi e, alla fine degli anni ’70, centro di reclutamento e addestramento del personale di leva della Marina. In ultimo fu Centro Ricreativo Aziendale dei Lavoratori dell’Arsenale (C.R.A.L.). Dopo anni di abbandono la struttura fu ceduta al Comune di Taranto. Grazie agli interventi di recupero attuati tra il 2017 e il 2022 allo scopo di ospitarvi il nuovo centro della Salute Ambientale del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto, è emersa l’importanza archeologica del sito, con il rinvenimento di una struttura funeraria a camera di età romana imperiale ricavata da una preesistente cisterna, un unicum nella necropoli tarantina. Gli scavi successivi hanno permesso di raccogliere e censire reperti archeologici oggi qui esposti. La visita durante le Giornate FAI si concluderà all’aperto negli spazi verdi attrezzati del Parco della Musica, adiacenti alla struttura, dove sarà possibile visitare uno dei bunker risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.
Monumento ai Caduti
Il Monumento ai Caduti di Taranto si trova in Piazza della Vittoria, nel cuore del Borgo Umbertino della città. Dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale, già nel 1923 fu bandito un concorso nazionale per la sua realizzazione vinto dallo scultore tarantino Francesco Como, ma i lavori tardarono per notevoli problemi economici. Il monumento fu inaugurato il 4 marzo 1930 alla presenza del re Vittorio Emanuele III, ma solo nel 1953 l’opera fu completata con il gruppo statuario bronzeo denominato Aquilifero. Il Monumento celebra la grandezza della Taranto magnogreca, testimoniata dalla statua della Nike alata su una colonna dorica sulla parte anteriore e dal gruppo scultoreo alla base con l’Apoteosi dell’Eroe ferito sorretto da due compagni d’armi. Sul versante opposto Atena, dea della guerra, mostra con la mano destra una piccola Vittoria alata, mentre con la sinistra impugna una spada. Tutto intorno un gruppo statuario che rappresenta il popolo; in basso, sulla prua di una antica galea romana, l’Eroe del mare, detto Aquilifero, nell’atto di lanciare in volo un’aquila che avrebbe recato i simboli della forza e della grandezza di Roma ai lontani confini dell’Impero, passando per Taranto. Sui fianchi del monumento sono incisi i nomi dei circa 500 tarantini caduti, mentre alla base sorge una piccolissima cappella circolare rivestita di preziosi mosaici ideati dallo stesso Como ed eseguiti da Evandro Monticelli di Roma, dove sono incastonate anche due lapidi marmoree che riportano una il bollettino dell’Armata Navale firmato da Thaon Di Revel, l’altra quello della Vittoria firmato da Diaz.
ALTAMURA (BA)
Masseria e cripta di Jesce
La Masseria di Jesce sorge in un’area di grande rilevanza storica e paesaggistica, lungo l’antico tracciato della Via Appia Tarantina, oggi corrispondente alla statale che collega Altamura a Laterza. Questo territorio, caratterizzato da un suggestivo alternarsi di distese pianeggianti, alture carsiche e profonde gravine, ha rappresentato per secoli un punto strategico per le vie di comunicazione e la transumanza. L’area in cui sorge è ricca di testimonianze archeologiche, tra cui una necropoli del III secolo a.C. e un villaggio neolitico sulle colline circostanti. L’attuale complesso, con Masseria e Cripta, risale al XVI secolo e si sovrappone a una struttura preesistente, forse una mansio romana trasformata in abitazione e luogo di culto cristiano. La sua posizione strategica, in un crocevia di rilievo, ne ha mantenuto l’importanza nei secoli. La facciata della masseria è arricchita da decorazioni a coni e beccatelli, da una nicchia con la statua di San Michele Arcangelo e dall’imponente presenza dei contrafforti. Accanto all’ingresso si trova l’accesso alla cappella, una grotta semi-ipogea preceduta da un piccolo dromos; la facciata della cappella è in tufo e presenta una porta ad arco a tutto sesto con una nicchia superiore chiusa. All’interno, sulla destra, è presente una rientranza decorata con affreschi del Nuovo Testamento, mentre sulla sinistra si sviluppa un ciclo pittorico realizzato e firmato da Didaco de Simone nella seconda metà del XVII secolo, che si estende fino alla controfacciata. La volta dell’anticamera è ornata da una decorazione a lacunari.
MONOPOLI (BA)
Cappella barocca della Confraternita del Santissimo Sacramento
L’Oratorio del SS. Sacramento sorge contiguo alla Chiesa Concattedrale di Maria SS. della Madia, esattamente alle spalle del Cappellone, nei pressi di un fossato prospicente le antiche mura della città. La Confraternita del “Sacratissimo Corpo di Christo” di Monopoli fu istituita nel 1513, secondo la tradizione, in seguito a una grazia che ricevette la cittadinanza salvata dalla siccità di quell’anno e da allora, con questa forma di associazionismo laico pubblico, la congrega s’impegnò in un’importante opera liturgica, devozionale e socio-assistenziale che ha caratterizzato il contesto culturale e identitario della comunità urbana fino ai nostri giorni. Nel 1727 la Congregazione affrontò a proprie spese la costruzione dell’attuale Oratorio con cappella, sul suolo acquistato dai nobili Acquaviva nel 1724 fino ad allora “ad uso dei molini”. Oltre alla Cappella e a un vestibolo comprende un giardino, destinato ad accogliere la “terra santa” che il priore Giacomo Sante Valenti fece arrivare nel 1730 direttamente da Gerusalemme. Questa terra, mescolata con altra terra vergine, aveva il potere di consumare in breve tempo i cadaveri. Ciò spiega la presenza del Sepolcreto sotto l’oratorio e di giardini intra moenia attorno alla Cattedrale. L’Oratorio confraternale, di ispirazione barocca, conferma l’attenzione al tema del Santissimo Sacramento, e le opere iconografiche presenti, ispirate dall’Antico e Nuovo Testamento, approfondiscono il tema della Cena Eucaristica espressa nelle tele del De Mura del Cappellone finanziato dalla Confraternita nel 1741. Normalmente chiuso al pubblico, le Giornate FAI saranno un’occasione unica per scoprirlo. Domenica 23 marzo, alle ore 20, nella Cattedrale di Monopoli si terrà un concerto gratuito, dal titolo “Risonanze, contemplazioni sonore in Cattedrale” a cura del m° Di Leo, del conservatorio Nino Rota di Monopoli.
Elenco completo dei luoghi aperti in PUGLIA e modalità di partecipazione all’evento su:
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i giorni e gli orari di apertura prima della visita e se è necessaria la prenotazione.
Verificare sul sito anche eventuali variazioni di programma in caso di condizioni meteo avverse.
Le Giornate FAI di Primavera chiudono la Settimana Rai dedicata ai Beni Culturali in collaborazione con il FAI. Rai quest’anno celebra i 10 anni al fianco del FAI dal 17 al 23 marzo assieme a tutti i canali radiofonici e televisivi e attraverso RaiPlay con un racconto corale che mette al centro la bellezza e la sostenibilità del nostro patrimonio artistico e paesaggistico.
Rai è Main Media Partner del FAI per sensibilizzare tutti gli italiani alla cura e valorizzazione del nostro Paese e supporta in particolare le Giornate FAI di Primavera 2025, anche attraverso la raccolta fondi solidale autorizzata da Rai per la Sostenibilità – ESG e promossa sulle reti del Servizio pubblico.
Si ringrazia la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, da anni al fianco del FAI in occasione degli eventi nazionali. Nel corso delle Giornate FAI di Primavera quaranta siti storici, artistici e culturali destinatari di finanziamenti europei o rappresentativi delle politiche europee, saranno visitabili a testimonianza dell’impegno dell’Unione europea nella salvaguardia e sviluppo del patrimonio culturale italiano ed europeo. Le Giornate FAI di Primavera 2025 hanno ricevuto la Targa del Presidente della Repubblica e si svolgono con il Patrocinio del Ministero della Cultura, di Regione Puglia, di tutte le Regioni e le Province Autonome italiane.
Si ringraziano la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, da tempo al nostro fianco con i suoi volontari e il Ministero della Difesa, lo Stato Maggiore della Difesa e le Forze armate che durante le Giornate FAI di Primavera concedono l’apertura di alcuni loro luoghi simbolo.
Un grazie sentito anche al Fondo Edifici di Culto per averci concesso l’apertura di alcune chiese di sua proprietà in virtù di un accordo di collaborazione.
Un ringraziamento per il generoso sostegno alla buona riuscita della manifestazione all’Arma dei Carabinieri per il contributo alla sicurezza dell’evento e un grazie particolare alla Croce Rossa Italiana per la partnership consolidata.
Le Giornate FAI di Primavera 2025 sono rese possibili grazie al prezioso contributo di importanti aziende illuminate:
Ferrarelle Società Benefit, Partner degli eventi istituzionali e acqua ufficiale del FAI, da quindici anni preziosa sostenitrice dell’iniziativa e impegnata insieme alla Fondazione in importanti attività di tutela della cultura, della natura e del territorio italiani. Sarà inoltre presente nella lista dei luoghi visitabili con il suo Parco Sorgenti di Riardo (CE) – esempio virtuoso di gestione responsabile delle risorse custodite e di valorizzazione del patrimonio agricolo-paesaggistico – e con la maison artigianale di Pontedera (PI), da oltre trent’anni polo di eccellenza nella produzione di cioccolato di alta gamma Amedei.
Fineco, tra le più importanti banche FinTech in Europa e principali reti di consulenza in Italia, ha fatto del sostegno all’ambiente e alla cultura uno dei pilastri fondamentali della propria strategia di sostenibilità. Main Sponsor delle Giornate FAI di Primavera dal 2020, la banca conferma anche quest’anno il proprio impegno nella cura del patrimonio artistico e culturale, il cui valore è un asset strategico per lo sviluppo del Paese.
Dolce&Gabbana, la casa di moda che fin dalla sua fondazione riconosce e promuove le eccellenze artigiane italiane e le bellezze artistiche e architettoniche del territorio, per il secondo anno Partner della Fondazione. Una speciale collaborazione basata sui valori comuni di italianità, cultura, tradizione, educazione e bellezza.
Edison, azienda energetica con oltre 140 anni di storia, impegnata per la salvaguardia dei luoghi e delle realtà di interesse culturale e sociale presenti nel nostro Paese, è da sempre vicina al FAI. In occasione delle Giornate FAI di Primavera consentirà ai visitatori di accedere allo splendido Palazzo Edison a Milano e alla Centrale Termoelettrica di Presenzano (CE) da poco inaugurata.
Grazie anche a Italo, primo operatore privato italiano sulla rete ferroviaria ad alta velocità, Mobility Partner dell’evento, che ha deciso di affiancarsi al FAI per promuovere una mobilità sostenibile, invitando i viaggiatori alla scoperta dell’Italia più bella.
Si ringrazia, inoltre, l’Ippodromo Snai San Siro di Milano per la speciale apertura dell’impianto e il prezioso sostegno di Snaitech – proprietaria dell’impianto sportivo – che si rinnova dal 2018.
Il FAI ringrazia la FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta per la preziosa e duratura collaborazione, che rappresenta un passo importante volto a coniugare la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale con un modello di mobilità dolce, capace di valorizzare i territori e ridurre l’impatto ambientale.
Grazie di cuore alle 133 Delegazioni, 106 Gruppi FAI, 93 Gruppi FAI Giovani e 16 Gruppi FAI Ponte tra culture, e a tutti i volontari attivi in Italia. Un ringraziamento anche ai 16.000 Apprendisti Ciceroni, studenti appositamente formati in collaborazione con i loro docenti, che hanno l’occasione di accompagnare il pubblico in visita nei luoghi aperti dal FAI nel loro territorio, sentendosi direttamente coinvolti nella vita sociale e culturale della loro comunità.
Ringraziamo infine in modo speciale i proprietari delle centinaia di luoghi aperti in aggiunta ai nostri Beni e le amministrazioni comunali che hanno accolto questa iniziativa.
Al link di seguito l’elenco completo dei luoghi visitabili in Puglia:
https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-di-primavera/i-luoghi-aperti/?regione=PUGLIA