Di Angela Maria Centrone:
È stata inaugurata questa mattina a Palazzo Ducale di Martina Franca la mostra dedicata ad Andy Warhol che coinvolgerà nuovamente la già citata “Città del Festival”, Ostuni e Mesagne. Un’esperienza che lo scorso anno, con Picasso in mostra, è risultata vincente, poiché ha coinvolto sia i cittadini stessi che i turisti alla scoperta di questi comuni e delle loro bellezze. Come ha spiegato Pierangelo Argentieri, presidente di Federalberghi e stratega del progetto di mostra diffusa, “intorno all’iniziativa c’è un lavoro di coinvolgimento dei territori atttraverso i Distretti Urbani del Commercio, Le realtà locali sono così stimolate a tirar fuori idee e questo non fa che smuovere e alimentare le acque culturali”. E quale personaggio migliore di Andy Warhol per incalzare una rinascita e riscoperta dei nostri luoghi? Colui che ha segnato un cambiamento epocale nella concezione dell’arte, ma non solo, e che ha predetto la società come la conosciamo oggi.
La mostra “Warhol. L’alchimista degli anni Sessanta”a Palazzo Ducale di Martina Franca, a Palazzo Tanzarella di Ostuni e al Castello Normanno Svevo di Mesagne dal 23 maggio al 9 dicembre 2019 e sarà arricchita da altri eventi collaterali nel corso della sua durata. L’esposizione, a cura di Maurizio Vanni, è stata prodotta da Puglia Micexperience e dall’Associazione Culturale Spirale d’Idee in collaborazione con l’Associazione Culturale Metamorfosi, con il patrocinio dei tre comuni coinvolti e della Regione Puglia e con la partecipazione, nel catalogo realizzata da Silvana Editoriale, della Andy Warhol Art Works Foundation for the Visual Arts. L’esibizione prevede sei sezioni espositive, allo scopo di raccontare l’artista Warhol, ma soprattutto l’impatto e la risonanza che la sua arte ha avuto e continua ad avere sulle altre discipline e sulla società civile, attraverso le città, le nazioni e i continenti:
– Consumismo, oggetti quotidiani e serialità
Andy Warhol fu il primo ad intravedere nell’oggetto del consumo di massa un simbolo dell’immaginario popolare, del quale la Pop Art si nutriva (La famosa litografia della Zuppa Cambpell, per intenderci).
– Miti oltre il tempo
A volte ci si chiede se il mio di Marilyn Monroe avrebbe avuto la stessa eco senza i celebri ritratti che Warhol produsse quando seppe della sua morte, una serie di opere realizzate utilizzando una foto in bianco e nero tratta dal film “Niagara” del 1953.
– Amore per la musica. Da producer a ideatore di cover- Personaggi celebri ad uso e consumo
Radunò a sé delle vere e proprie icone della scena come Lou Reed, David Bowie e Iggy Pop. Per alcuni realizzò anche le cover dei dischi, tra cui la nostra Loredana Berté.
– Rivoluzione sessuale
Con lui si ebbe il vero sdoganamento dei costumi sessuali e dell’eccentricità, assai più audace di quello che è giunto fino a noi.
– L’influenza Pop che raggiunge la Puglia
Si tratta di una sezione a parte, curata da Michele Laporta, che racconta l’influenza della Pop Art, del Neo Pop e del Neo Dada, ma anche della personalità stessa di Andy Warhol, sugli artisti pugliesi sia affermati che emergenti, uno fra tutti Pino Pascali.