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Dior e piazza Duomo a Lecce Intervento

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Di Augusto Ressa*:

In tutto il Sud Italia le strade e le piazze dei centri storici si sono sempre “vestite a festa”in occasione della celebrazione di riti religiosi. Le Macchine da Festa hanno origine sin dal XVI secolo ed hanno costituito modello per la realizzazione nel XVII secolo, in tutto il Regno di Napoli, di architetture stabili nelle piazze anche e soprattutto antistanti gli edifici religiosi (celebri le guglie delle piazze del Gesù e di San Domenico a Napoli, e, nel Salento, per citare, le guglie di Ostuni e di Nardò). A partire dai primi del ‘900 nel Mezzogiorno si è diffuso l’allestimento di luminarie durante le feste patronali, che hanno coperto, e tutt’ora coprono, le facciate delle chiese, indistintamente, siano esse romaniche, rinascimentali o barocche. In determinati momenti dell’anno interi centri storici vedono vere e proprie architetture luminose sovrapporsi ai tessuti edilizi di straordinario interesse sotto il profilo architettonico e artistico. Basti pensare, rimanendo nel Salento, alle luminarie di Copertino o di Scorrano per la festa dei santi patroni . Anche all’interno delle chiese è consuetudine “apparecchiare” gli altari in determinate occasioni con drappi, baldacchini e architetture effimere, che coprono del tutto gli apparati artistici originari. Questa gioiosa, popolare veste da festa fa parte della nostra tradizione, sicchè, a mio avviso, la scelta delle luminarie mi sembra particolarmente intelligente ed appropriata da parte della direzione Dior, per celebrare una festa laica nel cuore del centro storico di Lecce. Le luminarie, infatti, oltre a costituire un riferimento alla tradizione culturale locale, determinano a mio parere un’adeguata mediazione fra l’aspetto, appunto laico della manifestazione, e il contesto religioso (peraltro colto da pochi…) scelto per la non comune bellezza architettonica e per l’armonia dell’insieme. Inopportuno ritengo sarebbe stato invece sfilare nella piazza così com’è. Sarebbe stato come sfilare all’interno di una chiesa consacrata (consentito solo a Fellini per la memorabile sequenza della sfilata di abiti ecclesiastici nel film “Roma” del 1972). Teniamo conto che l’allestimento delle luminarie è del tutto effimero, di minima durata e non comporta alcuna alterazione permanente dei luoghi, in ragione dell’esperienza ed abilità delle ditte salentine, richieste ed apprezzate peraltro in tutto il mondo. D’altro canto, rimanendo a Lecce, le luminarie di Natale, che non sembrano aver mai prodotto critiche, se non riguardo alle scelte dei soggetti decorativi, permangono molto di più dell’allestimento Dior, e interessano aree e contesti storici di pregio molto più estesi. Spingendosi oltre, con riferimento alla momentanea parziale “velatura” della piazza, possiamo citare il compianto Christo, che abbiamo apprezzato per le sue installazioni, per gli impacchettamenti di interi monumenti, in Italia e nel mondo. Lo abbiamo celebrato, a ragione, apprezzandolo, e perciò sentendoci à la page, per la straordinaria creatività e genialità, senza lamentare che per lunghi periodi avesse sottratto ai nostri occhi quei monumenti. Anzi, abbiamo riconosciuto in quella copertura temporanea, a sua volta una speciale opera d’arte. Non so se vengano richieste autorizzazioni, con presentazione di specifici progetti, alla Soprintendenza per le centinaia di feste popolari che comportano istallazioni di luminarie in tutto il vastissimo territorio di competenza, tuttavia, rimanendo in piazza Duomo, non trascurerei infine il fatto che questa festa laica darà visibilità alla città di Lecce e al Salento, associandone l’ immagine ad un brand d’eccellenza dell’alta moda, qual è DIOR, costituendo un’ indiscutibile iniziativa di valorizzazione della Puglia. Non credo che la piazza Duomo ne verrà sminuita, né credo che sant’Oronzo se ne avrà a male, preso di questi tempi, come immagino, da questioni di più alto profilo. Non ci resta che gustarci la festa.

*architetto

(foto: tratta dal profilo facebook di Carlo Salvemini, sindaco di Lecce)

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