Fra i 25 indagati ci sono rappresentanti del sindacato di polizia penitenziaria Osapp, il commissario capo Giovanni Battista Alberotanza e il direttore del penitenziario torinese. Domenico Minervini, 50 anni, nativo di Molfetta, dirige da quattro anni il carcere di Torino.
Contestati vari reati a vario titolo e, per la prima volta, contestata la tortura. Secondo l’accusa, detenuti picchiati e umiliati nella sezione X del penitenziario, “celle dedicate alla punizione dei detenuti con scompensi psichici” riporta Repubblica. Episodi gravi stando alle denunce susseguitesi da tre anni in qua, da parte dei detenuti e della garante. Minervini deve rispondere di favoreggiamento e omissione di denunce di reati. Altri, appunto, per tortura, mai contestato prima per violenze in carcere, per “condotte che comportavano un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona detenuta”.
Secondo l’accusa, per chi, detenuto con scompenso psichico, finiva nella cella 209, 210, 229 o 230 del carcere “Lorusso-Cotugno” si metteva male. Picchiati e umiliati dagli agenti, i detenuti sottoposti a tali punizioni “dovevano dichiarare che era stato un altro detenuto a picchiarlo, altrimenti avrebbero usato nuovamente violenza su di lui, così costringendolo il giorno successivo alle violenze a rendere in infermeria questa falsa versione dei fatti” è scritto nell’atto di conclusione delle indagini. Il direttore, stando all’accusa, ometteva le denunce.